Gruppi ambientalisti criticano l’accordo di Bali

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Domenica, 16 Dicembre 2007

Non tutti sono rimasti soddisfatti dell’accordo, gli ambientalisti da Bali si aspettavano di più.

La road map di Bali non fornisce indicazioni precise sul taglio dei gas serra perchè è il frutto del compromesso tra i principali blocchi presenti alla conferenza: l’Unione europea, che puntava a una netta diminuzione delle emissioni nocive, il Nordamerica, tradizionalmente ostile a tetti predefiniti e "Cindia" (Cina e India, ndr, una regione che da un lato soffre più delle altre per gli effetti dell'inquinamento ma che, dall'altra, registra da anni ritmi di crescita economica inimmaginabili in Occidente e ai quali non vuole rinunciare. Con l'adozione di un "fondo per l'adattamento", Bali ha pure deciso di mantenere un occhio di riguardo nei confronti dei Paesi meno sviluppati che più di altri sono vittime del riscaldamento della Terra.

Secondo la denuncia di Oxfam International, la road map prevista dall'intesa non assicura che tutti i Paesi industrializzati negozieranno impegni vincolanti per la riduzione dei gas serra.

Duro anche il Wwf, per il quale il prezzo pagato al 'sì' degli Stati Uniti è un accordo debole. Tuttavia "la roadmap di Bali lascia un posto al tavolo dei negoziati al prossimo presidente americano per dare un contributo reale alla lotta globale per fermare il pericolo dei cambiamenti climatici", ha commentato il direttore del programma sul clima del Wwf, Hans Verolme.

"I governi avrebbero dovuto fare di più per combattere questa urgenza - ha detto dal canto suo Gerd Leipold, direttore esecutivo di Greenpeace, riferendosi alla distruzione delle foreste - C'è ancora molto da fare per risolvere efficacemente il problema della deforestazione".

Di diverso avviso il ministro dell'Ambiente tedesco Sigmar Gabriel secondo cui l'accordo raggiunto a Bali ‘è migliore del previsto’ perché è stato ottenuto ‘molto di più di quello che prevedessimo, tenuto conto dei diversi interessi che c'erano in gioco’. Secondo Gabriel, la cosa importante è che adesso c'è una 'road map' per un nuovo trattato sul clima con impegni "considerevolmente forti" da parte dei Paesi più industrializzati, a cominciare dagli Stati Uniti.

 

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