Non ci sono più i giovani di una volta e nemmeno le mezze stagioni

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Venerdì, 22 Agosto 2008

«Le misure di protezione dell’ambiente e di prevenzione dell’ampliamento del divario sociale nel proprio paese rappresentano le priorità assolute dei giovani italiani ed europei». Lo sostiene la Gallup organization analizzando i dati emersi dal proprio sondaggio fatto nei mesi scorsi su richiesta dell’Agenzia nazionale italiana per i giovani e appena pubblicata sul sito di Ang e di cui ha già scritto il Corriere della Sera. Le interviste fatte dalla Gallup sono state 1004 e il campione della popolazione rappresentativo è quello tra i 15 e i 30 anni. Le conclusioni e i commenti che si leggono nel documento non sono però dell’Agenzia, ma dei ricercatori della Gallpu stessa. E diciamo subito che ci sono delle

contraddizioni.

 

A corroborare l’affermazione riportata ad inizio articolo, la Gallup scrive che «circa il 90% dei giovani europei e italiani intervistati ritiene necessario l’impegno dei politici in questi settori. Tuttavia, i giovani italiani considerano come azione più importante l’introduzione di regole più ferree per far sì che ci sia maggior rispetto dell´ambiente (91% di consenso complessivo, 41% molto d´accordo), mentre l´azione politica più desiderata dalla gioventù europea in generale è l´introduzione di politiche volte a ridurre il divario tra ricchi e poveri (88% di consenso complessivo, 41% molto d´accordo)».

L’unica domanda riportata nel rapporto riguardo alle “questioni ambientali” – quindi ne potrebbero essere state fatte teoricamente altre – ci pare però poco utile per capire effettivamente il grado di attenzione dei giovani sulla materia. Il quesito infatti era: «Non ci dovrebbero essere norme più severe per garantire uno stile di vita più rispettoso dell´ambiente?».

Come è noto il problema in questo senso non è certo l’assenza di regole severe, semmai può essere il farle rispettare ma qui il ragionamento ci porterebbe lontano mentre vorremmo solo osservare che dalla risposta a questa domanda non si capisce come si possa affermare che “Le misure di protezione dell’ambiente rappresentano le priorità assolute dei giovani italiani ed europei”. Anche perché la contraddizione vera e propria si trova più avanti quando viene pubblicata la lista effettiva delle “priorità politiche riguardo all’orientamento futuro dell’Italia” e si scopre che la “protezione ambientale” (categoria tra l’altro degna degli anni Cinquanta e Sessanta) è al 7% contro il 43,8% della ‘Scarsità di posti di lavoro’; il 29,3 della “perdita del potere d’acquisto”; il 13,8 della “Criminalità”; il 9,6 del “Sistema educativo”; il 7,4 delle “tasse” e il 7, sullo stesso piano quindi, del “Sistema sanitario” (La somma delle percentuali è superiore a 100 perché gli intervistati potevano dare più risposte, di cui verrà, c’è scritto, proposta una aggregazione nel futuro rapporto finale).

Ma ancora più ‘curiosa’ è la successiva classifica della “Priorità politica più importante” dove i “Problemi ambientali” sono al 2,3% e quelli energetici allo 0,8. Se si incrociano quindi questi due dati con il fatto che gli italiani, secondo sempre questo sondaggio, “hanno espresso maggiore interesse nella politica e nelle vicende d’attualità rispetto ai coetanei europei: più di un italiano su cinque ha dichiarato di essere molto interessato alla politica e alle vicende d’attualità nella propria città e regione (23%) e quasi uno su tre ha espresso un forte interesse per la politica nazionale (29%)», l’analisi del Rapporto dal nostro punto di vista diventa disperante.

Perché se leggiamo la classifica appunto delle priorità significherebbe – in estrema sintesi – che i giovani italiani nonostante si interessino di politica e siano più ‘impegnati’ degli europei considerano le tematiche ambientali di quasi nessuna rilevanza. Cosa confermata dal fatto che nelle due pagine del Corriere della Sera di ieri “Le strade di domani”, l’ambiente non è mai nominato e tutto il fulcro del ragionamento è sulla ‘scoperta’ che gli italiani sono appunto "Bamboccioni (in casa con i genitori quasi fino a 40 anni) ma impegnati". Oltre ad essere estremamente pessimisti sul futuro più della media europea, sentimento sintetizzabile nel concetto, dice il Corsera, che per loro “il futuro non è più quello di una volta”.

Chiudiamo con un’ultima annotazione: questi sondaggi sono piuttosto complicati sia da fare, sia poi da leggere ed interpretare. La stessa Agenzia nazionale italiana non si è voluta esprimere e spiega nell’introduzione che il documento, redatto in inglese, non rappresenta il suo punto di vista. Davvero crediamo, quindi, che sia questa la strada giusta per comprendere i giovani e ricreare quell’opinione pubblica che in molti dicono essere morta? (Alessandro Farulli)

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