sue diverse fasi che potrebbero diventare il
paradigma del territorio di San Benedetto e la sua
possibile chiave di lettura e rigenerazione urbana.
Infatti il ciclo dell'acqua, reso sacrale dalla presenza mitica del corpo del santo protettore, esprime la circolarità e l'unità di quella che continuiamo a chiamare "Terra" ma che per il 71% è "Acqua". Si dovrebbe chiamare più propriamente Oceano, questo prezioso pianeta azzurro, che dal ciclo delle acque riceve vita ed ossigeno. Infatti il mare è la più grande macchina climatica del pianeta che assorbe energia irradiata dal sole e la restituisce lentamente, la rilascia anche come vapore acqueo. Questo sale, si concentra in strati d'aria più fredda e precipita sulla terraferma in forma di neve, pioggia e poi l'acqua, incanalandosi in torrenti e fiumi, ritorna al mare. Il ciclo si chiude.
Quindi il mare rappresenta per la terra, non solo una gigantesca pompa termica, ma pure un dispensatore d'acqua nei continenti.
"Chiare, fresche, dolci acque" del poeta da un lato e la valle degli orti dall'altro non potrebbero esistere senza il mare. Ruscelli, fiumi, ghiacciai, non da ultimo, anche le falde freatiche, sono dovuti all'acqua marina evaporata ed inoltre proprio le "zone umide" rappresentano la cerniera più delicata di questo ciclo. Per questo San Benedetto si trova nella difficile e felice situazione di poter rappresentare nel suo territorio e nella sua proiezione futura la mappa cromosonica di questo ciclo, di questa "circolarità delle acque", come potente e semplice lievito della sua forma urbana.
Water-polis: quindi come dispositivo urbano che trae alimento e storia dal mare e dall'acqua riceve la forma del suo futuro. Questa circolarità viene declinata ed usata in modo differente dai pescatori, dai bagnini e dagli agricoltori ma solo nella sua continuità circolare esprime la qualità del territorio. Proprio tale "paradigma" diventa oggi la chiave urbanistica per legare in un'unica "cerniera cognitiva" la Sentina, la zona Brancadoro, il Museo delle Anfore e il Ballarin, costituendo una "citta dell'educazione" che fa della sua "urbanistica" un museo.
Certo l'attuale nascita del Parco marino aiuta a leggere in modo unitario ed omogeneo tale contesto, permettendo di pensare ad "Piano regolatore del mare" come macchina per il ridise-gno della città. Non è un banale Acquario il progetto che vogliamo quindi ma una "città anfibia" che diventa essa stessa il percorso educativo per leggere e conoscere il "ciclo delle acque", come strumento di spettacolo e di emozione, strumenti indispensabili per ogni, vera e profonda pas-sione cognitiva.
Questa strategia ha come primo obiettivo l'unificazione di un percoso "museale" che fa della Riserva della Sentina, un vero museo all'aria aperta, della zona Brancadoro, il parco delle "Fontane" con i giochi d'acqua più pazzi del mondo e naturalmente la Spa più elegante d'Italia e il Ballarin, il primo vero "Acquario" della "Ciclo delle acque" con mare, vapore, pioggie, fiumi e naturalmente educazione.
Tanta educazione infatti noi stessi siamo costituiti per tre quarti d'acqua e dobbiamo esser consapevoli di quanto importante e preziosa essa sia per la nostra sopravvivenza.
Obiettivi doppi: qualificare il Dna urbano per San Benedetto come "città anfibia" e diventare il più importante centro educativo e del divertimento attraverso il ciclo delle acque.
Naturalmente una volta focalizzata così fortemente la connotazione di San Benedetto, si tratta poi di declinare sia la parte turistica con allungamento della stagione e qualificazione della spesa, sia la parte scientifica con corsi in Scienze del mare e master in Wellness, sia quella enogastronomica con la Scuola Superiore in Dieta Mediterranea, espressione diretta ed evoluzione sia del comparto pesca che di quello turistico.
Ben sapendo che il ciclo delle acque favorisce e nobilita quello del vino, puntiamo a proporre San Benedetto come il catalizzatore di un "Bio Parco del Piceno" vera piattaforma e motore della vera "Dieta mediterranea". (di Oscar Marchisio - ilquotidiano.it)
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