Clima, da domani l'Europa gioca la partita decisiva

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Giovedì, 11 Dicembre 2008

Si giocherà tra domani e martedì prossimo la credibilità dell'Unione Europea sulla lotta ai cambiamenti climatici. In questi sei giorni le istituzioni politiche del Vecchio Continente dovranno dare il colpo di reni finale per rendere operativo il pacchetto 20-20-20 su clima ed energia, l'ambizioso programma per ridurre entro il 2020 le emissioni di CO2 del 20% e contemporaneamente aumentare della stessa percentuale l'efficienza energetica e la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili.

Sarà una partita giocata su tre tavoli: Commissione, Consiglio e Parlamento. Il primo passaggio è quello previsto per domani e dopodomani, con il Vertice Ue chiamato a dare il suo consenso politico alla direttiva nella riformulazione che Nicolas Sarkozy, presidente di turno, sottoporrà già questa sera alla riunione degli ambasciatori. Una riscrittura che dovrebbe tenere conto almeno in parte delle obiezioni e delle richieste di

emendamento mosse dai singoli Stati, anche se secondo indiscrezioni ad essere maggiormente accontentati sarebbero la Germania e i paesi ex comunisti, che pagano il prezzo di un sistema energetico ancora fortemente vincolato al carbone.

La mano decisiva si giocherà però sabato, con quello che il gergo comunitario chiama "trilogo", ovvero un tavolo di negoziazione congiunto con i rappresentanti di Commissione, Parlamento e Consiglio. Sarà in questa sede che bisognerà chiudere l'accordo sugli ultimi punti del 20-20-20 rimasti ancora aperti dopo il faticoso accordo siglato sul capitolo delle emissioni auto e sulle rinnovabili. "Io sono abbastanza ottimista", dice Guido Sacconi, europarlamentare europeo del Pse e presidente della Commissione cambiamenti climatici del Parlamento europeo. "Restano da sistemare - ricorda - i dettagli della parte sugli Ets, lo scambio di quote di emissioni inquinanti, oltre a quella sulla ripartizione degli sforzi su base nazionale e i provvedimenti relativi al Ccs, ovvero la possibilità di catturare e stoccare l'anidride carbonica prodotta dalle centrali a carbone, ma credo che un'intesa sia possibile perché finora anche chi come l'Italia ha strillato di più strappandosi i capelli e sbattendo i piedi alla fine si è dovuto accontentare di qualche piccolo ritocco dettato dal buon senso".

Commentando il comportamento del governo italiano, Sacconi ricorda che nel caso delle rinnovabili è stato ottenuto ad esempio "un irrobustimento della flessibilità già prevista e una clausola di revisione al 2014 che riguarda le modalità ma non intacca gli obiettivi, che come ha ribadito il presidente Barroso restano confermati in quanto non negoziabili". "Insomma - dice ancora l'europarlamentare che è stato tra l'altro relatore del provvedimento sulle emissioni auto - tanto rumore per nulla, ma al prezzo di una figuraccia sul tentativo di truccare le cifre che difficilmente l'Europa dimenticherà facilmente".

In caso di intesa nell'ambito del "trilogo", il provvedimento passerebbe al voto della seduta del Parlamento europeo fissata per martedì. Essendo in prima lettura, al pacchetto 20-20-20 per essere approvato basterebbe un voto a maggioranza semplice. A quel punto mancherebbe solo la ratifica del Consiglio europeo, che il presidente Sarkozy starebbe già pensando di convocare in seduta straordinaria per il 30 dicembre.

Una serie di passaggi che non prevedono quindi la possibilità di un veto formale, come più volte minacciato dall'Italia. "Si tratterebbe di un veto politico - chiarisce Sacconi - ovvero del tentativo del governo italiano di portare gli altri paesi sulla linea del rinvio, ma questo a prezzo di un isolamento in sede europea che sarebbe gravissimo".

"Chiudere entro fine anno - dice ancora Sacconi - sarebbe l'ideale, perché permetterebbe all'Europa di presentarsi nel 2009 alla conferenza Onu sul clima di Copenaghen con le carte in regola per pretendere la chiusura di un accorso internazionale che rilanci il Protocollo di Kyoto oltre il 2012". "Ma se ci fosse qualche ritardo - avverte - la direttiva 20-20-20 non morirebbe di certo, visto che il Parlamento ha intenzione di riproporla attraverso la procedura ordinaria".

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