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WASHINGTON, Usa -- L'allarme per i rifiuti nel Pacifico continua. E la situazione sembra aggravarsi, soprattuto per due aree ad alto rischio ecologico. Charles Moore, oceanografo e scopritore del gigantesco ammasso di spazzatura, è impegnato in una campagna invernale di studi della grande massa di rifiuti, a bordo di un catamarano.
Un'espansione da record. In due aree del Pacifico i rifiuti hanno raggiunto i 100 milioni di tonnellate. La prima zona circonda le Hawaii, la seconda, invece, sfiora le coste giapponesi.
Il 22 gennaio scorso, alcuni biologi sono partiti da Hilo, nelle Hawaii, per analizzare e approfondire la situazione dell'Oceano Pacifico. Ora si trovano in una zona centrale della North Pacific Gyre, un sistema formato da quattro correnti oceaniche, localizzato tra l'equatore e il 50? di latitudine nord. Gli studiosi stanno raccogliendo campioni di plastica per analizzare la densità della massa di rifiuti.
"La Grande Massa di Rifiuti del Pacifico — spiega Moore — si sta espandendo a un ritmo costante. Si è formata negli anni ‘50 ed è continuamente alimentata dagli scarti che provengono per il 20 per cento da navi e dalle piattaforme petrolifere e per l'80 per cento direttamente dalla terraferma".
Questa enorme quantità di rifiuti non è pericolosa solo per la fauna marina e l'ambiente, ma anche per l'uomo. La plastica, infatti, si degrada molto lentamente. I frammenti e i detriti di questo materiale fanno da spugne e assorbono sostanze tossiche per la nostra salute. Ingeriti dagli animali, entrano nella catena alimentare e possono facilmente arrivare fino all'uomo.
Dagli studi di Moore è emerso che la concentrazione della plastica nella grande massa di rifiuti è di oltre 3 milioni di frammenti per chilometro quadrato. Gli esperti sostengono che questo ammasso di spazzatura potrebbe raddoppiare nei prossimi dieci anni, se non si prendono subito provvedimenti e non si cambia qualcosa nelle abitudini dell'uomo.
Greta Consoli
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