Secondo il rapporto dell'Apat, lo spopolamento, definito con l’acronimo CCD (Colony Collapse Disorder), sarebbe inoltre provocato dalle infezioni da virus, le temute virosi, e della varroa, una malattia causata da un acaro che attacca sia la covata che l’ape adulta.
Certo, anche gli sconvolgimenti climatici stanno facendo la loro parte. Un andamento irregolare del clima, infatti, può interrompere il flusso normale di nutrienti che sono necessari alle api per la crescita e lo sviluppo. Indebolendo, così, le difese dell’intero alveare.
Le conseguenze di questo stermino non si limitano ad una crescente perdita della biodiversità, ma interessano l'intero sistema agricolo italiano. A causa dell’insufficiente impollinazione delle piante, infatti, i raccolti hanno subito e subiranno in futuro, una forte riduzione.
L’apporto economico dell’attività delle api al comparto agricolo, solo nel nostro Paese, è di circa 1600 milioni di euro l’anno. Nel 2007 si sono persi circa 200 mila alveari, il danno per le mancate impollinazioni è stato di 250 milioni di euro. Il problema è maggiormente sentito nel Nord.
Legambiente punta il dito contro l’uso in agricoltura di alcuni fitofarmaci, contenenti molecole neonicotinoidi, che comportano una serie di effetti letali sulle api. In diverse regioni d'Europa questi pesticidi sono stati vietati, ma non in Italia, dovo gli agricoltori si dicono sempre più disperati.
Elisabetta Moretti
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