Sculture realizzate con sedimenti marini

Aggiorna la pagina

 

Venerdì, 6 Giugno 2008

RAVENNA -- Opere plasmate con le argille prelevate dai ricercatori nei fondali marini, dall’Antartide al Mar Rosso, al Mar Mediterraneo. Arte e scienza si fondono nelle straordinarie sculture di Enzo Babini esposte nella mostra: "Voci dal profondo, dalla ricerca all’arte", che sarà inaugurata a Bagnacavallo, in provincia di Ravenna, il 7 giugno, alle ore 18.00, presso le Sale Garzoniane dell’antico Convento di San Francesco.

In una mostra le opere di Enzo Babini realizzate, per la prima volta in campo artistico internazionale, con i sedimenti prelevati dall’Istituto di scienze marine del Cnr nelle esplorazioni oceanografiche.
Le terre degli abissi

 emergono sotto forma di pesci, volti umani, composizioni astratte, globi, veri archivi della vita dei fondali.

L'esposizione, organizzata dall’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche di Bologna (Ismar - Cnr) e dal Comune di Bagnacavallo, nasce dal progetto "Argille" messo a punto dieci anni fa da Mariangela Ravaioli, responsabile della sezione bolognese del’Ismar-Cnr, e dallo scultore Babini, per dar vita ad un’esperienza artistica finora mai realizzata: modellare in un laboratorio di ceramica il materiale prelevato dal mare.

Per la prima volta in campo artistico internazionale questi sedimenti, archivi della vita degli abissi, si sono trasformati, in pesci, volti umani, sfere, composizioni astratte, frammisti ai resti di conchiglie e microrganismi che raccontano l’origine della straordinaria materia raccolta dai ricercatori durante le campagne oceanografiche dal Mediterraneo all’Antartide, dal 1997 al 2005.

I risultati sono del tutto originali. "La plasticità, la gamma cromatica e la flessibilità di queste terre sono diverse da quelle che caratterizzano le argille continentali - spiega lo scultore -. Ogni sito indagato ha una storia geologica e sedimentologica peculiare ed è caratterizzato dalla presenza di minerali diversi che determinano plasticità, fusibilità e cromatismi particolari. La tematica delle opere è ispirata all’uomo, all’ambiente e al mare".

Lo studio dei fondali è tra le attività primarie di ricerca dell’Ismar-Cnr e ha l’obiettivo principale di comprendere i meccanismi che regolano l’evoluzione del nostro pianeta. "I sedimenti - spiega Mariangela Ravaioli - permettono di risolvere molti degli interrogativi relativi all’ambiente, in quanto costituiscono degli archivi naturali in cui sono stati registrati i cambiamenti geologici, climatici, fisici e biologici che la Terra ha subito dalla sua origine ad oggi".

Dalle indagini si ottengono informazioni importanti, quali: la formazione degli oceani e cambiamenti climatici, la presenza di giacimenti di idrocarburi, la fattibilità della messa in posto di cavi per le telecomunicazioni, i fenomeni di eutrofizzazione, la valutazione di frane, tsunami e terremoti sottomarini. I campioni raccolti per la progettualità scientifica rappresentano una risorsa di informazioni notevole per utenti pubblici e privati. Prelevati dal 1968, sono ormai migliaia e vengono conservati in una "Caroteteca", cella frigorifera e freezer presso l’Ismar di Bologna, tra gli archivi più importanti in Europa.

"Però per dare seguito anche alla nostra iniziativa scientifico-artistica - conclude la Ravaioli - negli ultimi anni abbiamo prelevato una quantità di argilla marina sufficiente per la realizzazione delle opere di Babini". I viaggi delle navi oceanografiche utilizzate, tra cui l "Urania" del Cnr, laboratori galleggianti, sono stati ripercorsi idealmente dallo scultore: dalle terre di Romagna, egli è passato a modellare le terre sommerse.

Enzo Babini, è nato a Cotignola, in provincia di Ravenna, ha iniziato la sua formazione sotto la guida del professor Luigi Varoli completandola presso l’Istituto Statale d’Arte di Faenza. Ha frequentato gli studi dei maestri Biancini e Zauli di Faenza e ha insegnato presso l’Istituto d’Arte di Oristano, l’Istituto Statale d’Arte di Siena e, come titolare di cattedra, presso l’Istituto Statale d’Arte di Faenza. A partire dagli anni '70, ha esposto in mostre personali e collettive. Sue opere figurano in collezioni pubbliche e private sia in Italia che all’estero.

La mostra, che rimarrà aperta fino al 22 giugno, è l’occasione per raccontare l’idea originaria del progetto, descrivere le tappe principali del percorso svolto, illustrare la storia geologica dei luoghi in cui il materiale è stato raccolto, evidenziare le tecniche sviluppate ed esporre i risultati raggiunti.

Visione ottimizzata 1024x768 pixel

Imposta come tua

"Pagina iniziale"

di Internet Explorer

Webmaster

Disclaimer

by meteorivierapicena.net