I grandi squali del Mediterraneo stanno scomparendo

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Mercoledì, 11 Giugno 2008

ROMA, 11 GIU - I grandi predatori del mare stanno scomparendo dal Mediterraneo: la riduzione degli squali nel Mare Nostrum in due secoli, in alcuni casi anche nel giro di soli 50 anni, ha raggiunto la cifra record di oltre il 97% e vicina al 99% rispetto ai livelli storici, praticamente a ''livelli funzionalmente estinti'' con gravi conseguenze sul tutto il bacino che perdendo i predatori al top della catena alimentare entra in corto circuito. Per la prima volta uno studio, di cui l'autore principale e' un italiano, Francesco Ferretti, classe '77, di Macerata, ha 'contato' le popolazioni di squali avvalendosi di tecniche statistiche basate su ricerche

condotte su registri di pesca, registri di club nautici, tonnare, mercati di pesce nel Mediterraneo.

 

Lo studio, presentato oggi a Roma alla presenza dell'autore, ''Il declino degli squali in Mediterraneo: il sunto di una nuova analisi scientifica'', pubblicato dalla rivista scientifica Conservation Biology e finanziato in parte dal Lenfest Ocean Program, ha analizzato i dati di cinque specie di grandi squali per le quali e' stato possibile avere una serie storica di dati: la verdesca, una specie di squalo volpe, il mako, lo smeriglio e una specie di squalo martello. In Mediterraneo sono presenti 47 specie di squali, di cui 20 sono grandi predatori all'apice della piramide alimentare. Catture accidentali nella pesca d'altura, pesca diretta agli squali e pressione dell'uomo sulle aree costiere le cause principali del declino. Sei le regioni del Mediterraneo analizzate: Adriatico, Ionio, Mar Ligure, acque spagnole, Canale di Sicilia e Mar Tirreno.

 

''L'entita' del declino degli squali in Mediterraneo - ha detto Ferretti, ricercatore all' Universita' Dalhousie di Halifax, in Canada - e' tale da suscitare forte preoccupazione per gli effetti che potra' provocare''. Gli squali sono organismi molto vulnerabili in quanto crescono molto lentamente, fanno pochi figli, raggiungono la maturita' sessuale molto tardi quindi non riescono a tenere il ritmo dell'estrazione che la pesca sta effettuando nei loro confronti'', ha spiegato Ferretti. ''Lo studio - ha proseguito - e' iniziato da circa quattro anni. Abbiamo utilizzato nove differenti fonti di dati per calcolare i trend temporali di biomassa, una stima del peso delle catture in chilogrammi, e di abbondanza. Nel Mediterraneo e' il primo studio che riesce a dare dei numeri cosi' netti dello stato critico del livello di popolazione di questi animali''. E come si compensa la paura atavica con questo declino inesorabile, non potrebbe far piacere a molti bagnanti? ''Non dobbiamo avere paura degli squali. Io penso - ha detto Ferretti - che sia molto piu' probabile vincere due volte al superenalotto piuttosto che essere mangiato da uno squalo''.

 

Al posto della paura dovrebbe invece subentrare la grande preoccupazione per lo sconvolgimento dell'ecosistema: ''Le diminuzioni registrate in questo studio - ha detto Ferretti - potrebbero avere conseguenze drammatiche sulla struttura e il funzionamento del Mediterraneo'', ha sottolineato l'autore che ha svolto lo studio tra gli altri con Ransom Myers, venuto a mancare nel marzo del 2007, e che era stato indicato da Fortune come la terza persona piu' promettente del mondo, sotto solo a Obama. Per esempio la scomparsa dei grandi squali in una zona del nord Atlantico ha provocato il collasso della popolazione di capesante alla base di una pesca che durava 100 anni perche' senza squali hanno preso il sopravvento le razze ghiotte di capesante. ''Lo stesso potrebbe accadere nel Mediterraneo con esplosione di alcune specie e scomparsa di altre'', ha riferito ancora Ferretti. In particolare sulle 5 specie studiate nel Mediterraneo, lo squalo martello ha registrato un record del 99,99% di riduzione; la verdesca del 96,53% in abbondanza in 56 anni e del 99,83% in biomassa in 49 anni; del 99,99% del mako/smeriglio in 100 anni; del 99,99% negli ultimi 100 anni di una specie di squalo volpe.(ANSA)

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