In arrivo la direttiva per la tutela di tutti i mari europei

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Venerdì, 27 Giugno 2008

Fra dieci giorni gli Stati comunitari potranno iniziare a elaborare le strategie per l’ambiente marino, perché proprio il 15 luglio di quest’anno entrerà in vigore la direttiva quadro sulle strategie per i tre milioni di chilometri quadrati di mari europei. Oggi l’Ue ha pubblicato sulla Gazzetta ufficiale europea la direttiva quadro: entro il 15 luglio 2010 gli Stati dovranno adottare le misure necessarie per conseguire o mantenere un buono stato ecologico dell’ambiente marino entro il 2020.

Si tratta del nuovo pilastro portante della politica

ambientale marittima, basata su protezione e conservazione dell’ambiente marino attraverso l’inserimento di regole a tutela di tutti i settori interessati.

Prima fra tutte l’istituzione di zone protette marine: la direttiva impone ai membri la creazione di tali zone nel rispetto degli impegni assunti al vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile, per la conservazione delle biodiversità e per contribuire alla creazione della rete mondiale delle zone marine.

La direttiva prevede la creazione di regioni e sotto-regioni marine sulla base di criteri ambientali, che saranno gestite dagli Stati membri in maniera integrata, cooperando strettamente per stabilire strategie marine per le acque di ogni regione. Ogni strategia consiste in un piano di azione da mettere in opera in più tappe. Gli Stati membri dovranno valutare da subito lo stato dell’ambiente e le principali pressioni nelle loro rispettive regioni marittime. Fatto ciò potranno determinare quali sono gli ambienti e le biocenosi in buono stato ecologico e sulla base di questo stabiliranno obiettivi, indicatori e programmi di sorveglianza.

Gli Stati membri che fanno parte di una regione marina dovranno poi cooperare per rendere coerenti e coordinate le loro strategie anche con i Paesi extracomunitari ma appartenenti alla stessa regione marina e compresi nelle convenzioni marittime regionali.

È evidente che le pressioni sulle risorse marine naturali e la domanda di servizi ecosistemici marini sono spesso troppo elevate e che la Comunità ha l’esigenza di ridurre il suo impatto sulle acque marine, indipendentemente da dove si manifestino i loro effetti. L’ambiente marino costituisce infatti un patrimonio prezioso che deve essere protetto, salvaguardato e, ove possibile, ripristinato.

Dunque l’approccio statale alle strategie dovrebbe sì includere le aree protette ma dovrebbe anche riguardare tutte le attività umane che hanno un impatto sull’ambiente marino. Un ambiente quello dell’Ue minacciato dagli effetti del cambiamento climatico, dalla pesca commerciale, dall’introduzione di specie esotiche, dall’inquinamento e dall’introduzione di sostanze pericolose legate al trasporto marittimo, dalle ricerche petrolifere e gasiere, dagli sversamenti di idrocarburi, dall’arricchimento in sostanze nutritive provenienti dall’agricoltura e dalle acque urbane residuali non trattate, dai rifiuti in mare e anche dal rumore.

Dunque per preservare la diversità ecologica e la vitalità di mari ed oceani, per garantire che siano puliti, sani e produttivi nelle proprie condizioni intrinseche l’utilizzo dell’ambiente marino deve restare ad un livello sostenibile. La salvaguardia della struttura, delle funzioni e dei processi degli ecosistemi che compongono l’ambiente marino, assieme ai fattori fisiografici, geografici, geologici e climatici, consentono a detti ecosistemi di funzionare pienamente e di mantenere la loro resilienza ad un cambiamento ambientale dovuto all’attività umana. Se le specie e gli habitat marini sono protetti, viene evitata la perdita di biodiversità dovuta all’attività umana e le diverse componenti biologiche funzionano in modo equilibrato. Mentre la protezione delle proprietà idromorfologiche e fisico-chimiche degli ecosistemi, ivi comprese le proprietà derivanti dalle attività umane nella zona interessata, sostengono gli ecosistemi.

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