Mare: più tutela con la nuova direttiva

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Lunedì, 30 Giugno 2008

 

Ufficiale con la pubblicazione in Gazzetta, la direttiva che istituisce un quadro per l'azione comunitaria nel campo della politica per l'ambiente marino. Gli Stati membri dovranno adottare le misure necessarie per conseguire o mantenere un buono stato ecologico dell'ambiente marino entro il 2020, preservarne la qualita', prevenirne il degrado o, laddove possibile, ripristinare gli ecosistemi delle zone danneggiate. I programmi, sostenuti dal bilancio UE, dovranno promuovere reti rappresentative delle zone protette ed essere accessibili al pubblico. Il quadro comune si e' reso necessario poiche' le misure esistenti volte a controllare e a ridurre le pressioni e gli impatti sull'ambiente marino sono state elaborate secondo un approccio settoriale, dando luogo a livello nazionale, regionale, comunitario e internazionale, ad un insieme disomogeneo di strategie, normative e piani d'azione.

 

La direttiva ha l'intento, fra l'altro, di promuovere l'integrazione delle esigenze ambientali in tutti gli ambiti politici pertinenti e ''costituire il pilastro ambientale della futura politica marittima dell'Unione europea''. A tal fine dovranno essere elaborate ed attuate strategie intese a proteggere e preservare l'ambiente marino, mirando e prevenire e ridurre gli apporti nell'ambiente marino, nell'ottica di eliminare progressivamente l'inquinamento per garantire che non vi siano impatti o rischi significativi per la biodiversita' marina, gli ecosistemi marini, la salute umana o gli usi legittimi del mare. Gli Stati membri dovranno adottare le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla direttiva entro tre anni dalla sua entrata in vigore (20 giorni dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale).

 

La direttiva si applica a tutte le acque marine e tiene conto degli effetti transfrontalieri sulla qualita' dell'ambiente marino degli Stati terzi situati nella stessa regione o sottoregione marina. Gli Stati membri, nell' adempiere gli obblighi imposti dalla direttiva dovranno peraltro tenere in debita considerazione il fatto che le acque marine soggette alla loro sovranita' o giurisdizione formano parte integrante di tre ''regioni marine'' il mar Baltico; l'Oceano Atlantico nord orientale; il mar Mediterraneo. Per l'Italia, la regione di riferimento e' il Mar Mediterraneo occidentale, Mare Adriatico, Mar Ionio e Mar Mediterraneo centrale, e Mar Egeo orientale. Gli Stati ''valuteranno'' le loro acque secondo criteri prestabiliti e procederanno ad elencare, per ogni regione marina, una serie di requisiti di buono stato ecologico. Successivamente, dovranno essere individuati gli obiettivi ambientali che intendono raggiungere per ogni regione marina ed elaborare i relativi programmi di monitoraggio soggetti ad approvazione da parte della Commissione. Sono chiamati inoltre ad identificare le misure necessarie per conseguire un buono stato ecologico che vanno notificate alla Commissione tenuto anche conto di eventuali''zone speciali''. Infine, gli Stati dovranno costantemente aggiornare le strategie per ciascuna regione marina, elaborare relazioni e procedere alla consultazione ed informazione di tutti i soggetti interessati.

 

La Commissione invece e' garante della coerenza delle azioni degli Stati membri, i quali debbono sottoporle i dati relativi alle loro strategie in ogni fase della loro elaborazione, nonche' i loro programmi completi di misure. Tali informazioni vengono controllate e successivamente approvate dalla Commissione che assicura in tal modo il rispetto della strategia e la coerenza delle misure previste. Dal canto suo, la Commissione pubblichera' una propria relazione sullo stato di attuazione della direttiva. La strategia si sviluppa a tutti i livelli, nazionale, regionale, internazionale: raccomanda infatti anche di ricorrere ai meccanismi di cooperazione istituiti dalle convenzioni internazionali esistenti. Le organizzazioni internazionali derivanti dai trattati internazionali possono offrire le proprie competenze scientifiche e tecniche e permettono di estendere la cooperazione ai paesi terzi che ne fanno parte. L'impostazione comunitaria della strategia garantisce inoltre la coerenza fra i vari settori e con altre politiche europee come la politica comune della pesca e la politica marittima. (ANSA)

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