del pianeta, dipende per la propria sopravvivenza a
territori con suoli degradati, quindi con scarsa
produttività agricola, che innescano fenomeni sempre
più vasti di emigrazione, insicurezza alimentare,
danni alle risorse di base ed agli ecosistemi, con
conseguente perdita i biodiversità sia per le specie
vegetali ed animali selvatiche che per quelle
coltivate ed allevate.
Secondo Parviz Koohafkan, direttore della divisione della terra e dell´acqua della Fao, «Il degrado delle terre coltivabili ha anche importanti ripercussioni sulla mitigazione e sull´adattamento al cambiamento climatico e di come la perdita di biomassa e di materie organiche del sole emette carbone nell´atmosfera incidendo così sulla qualità del terreno e sulla sua capacità di trattenere le acque e le sostanze nutritive».
Nonostante l´impegno e la buona volontà dichiarati dai 193 paesi che hanno ratificato la Convenzione dell´Onu per la lotta contro la desertificazione, il degrado delle terre coltivabili peggiora, invece di migliorare.
A differenza di quanto comunemente si può pensare, solo il 22% delle terre degradate si trova in aree molto aride e secche, mentre ben il 78% è in regioni umide, dove il degrado è causato soprattutto dalla cattiva gestione del territorio.
Secondo il rapporto diffuso dalla Fao, redatto in collaborazione con il Programma Ambientale dell´Onu e dall´Organizzazione mondiale dell´informazione del territorio e finanziato dal Fondo per lo sviluppo mondiale, « Facendo un confronto con le valutazioni precedenti, il presente studio dimostra che, dopo il 1991, il degrado del territorio ha colpito nuove zone, mentre altre aree storicamente degradate sono state così gravemente colpite che oggi sono riuscite a stabilizzarsi dopo che sono state abbandonate o gestite a bassi livelli di produttività.
Ma ci sono anche buone notizie e buone pratiche: in quel 19% di terre agricole usate in modo sostenibile si nota un miglioramento della qualità e della produttività del 10% per cento delle foreste e del 19% dei pascoli.
Un forte ruolo nel miglioramento della qualità dei terreni nelle aree agricole lo gioca l´irrigazione: «Si sono osservati anche dei progressi nell´agricoltura pluviale, nei pascoli nelle praterie e nelle pianure dell´America settentrionale e dell´India occidentale – spiega la Fao - Altri vantaggi sono il risultato di una politica che ha favorito le piantagioni forestali, soprattutto in Europa e nell´America settentrionale, accompagnata da alcune significative opere di bonifica, per esempio nel nord della Cina. Lo studio dimostra che il degrado delle terre coltivabili rimane una priorità che richiede una rinnovata attenzione da parte degli individui, delle comunità e dei governi». (greenreport.it)
|