G8 Kobe: restando divergenze sull'impegno a lungo periodo

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Luned́, 26 Maggio 2008

I ministri dell'Ambiente del G8 esprimono una forte raccomandazione per dimezzare le emissioni di gas responsabili dell'effetto serra entro il 2050. Nell'annuncio finale del summit di Kobe c'e' poco spazio, a causa delle marcate divergenze emerse, per l'obiettivo di medio termine del 2020 su cui l'Unione europea (e la Germania in particolare) ha puntato in modo rilevante. Mentre si affida alle ''nazioni sviluppate'' il compito e la responsabilita' di prendere l'iniziativa sul taglio delle emissioni. ''Il principale risultato e' sul cambiamento climatico: abbiamo espresso con forza di voler giungere a un accordo in

Toyako, nel G8 dei capi di Stato di luglio, per dimezzare le emissioni entro il 2050'', dice in conferenza stampa il ministro giapponese, Ichiro Kamoshita.

 

''Le nazioni avanzate - continua - dovranno dar prova di leadership per centrare l'obiettivo''. Il riferimento, in questo caso, e' al picco delle emissioni atteso entro i prossimi 10 o 20 anni che richiedera' il lavoro con i Paesi in via di sviluppo ed emergenti per contenere il rilascio di gas nocivi. I ministri, pero', non hanno fatto menzione dei rapporti scientifici secondo cui i paesi ricchi devono effettuare riduzioni del 25-40 per cento entro il 2020 per evitare il riscaldamento del pianeta di due gradi. Unione Europea, Onu e associazioni ambientaliste avevano invece puntato su una indicazione da parte del G8. ''Siamo convinti - dice il ministro Stefania Prestigiacomo commentando le tre iniziative sottoscritte a Kobe - che la collaborazione internazionale, le 3R (raccolta, riciclaggio, riutilizzo, ndr) e la biodiversita' sono aspetti fondamentali di cui terremo conto nel prosieguo dei lavori. Cosi' come delle relazioni con i Paesi in via di sviluppo con i quali organizzeremo un lavoro il piu' inclusivo possibile per centrare gli obiettivi di riduzione delle emissioni inquinanti''.

 

Per l'Italia il prossimo sara' un anno importante, in quanto reggendo la presidenza del G8, dovra' gestire le trattative per il protocollo post Kyoto. Il prossimo summit ambientale del G8, anticipa Prestigiacomo, si terra' ''in primavera nel Sud Italia e spero di poterlo organizzare in Sicilia, la mia regione''. Sull'oppotunita' di avere ''obiettivi obbligatori di medio termine'' si esprime Matthias Machnig, a capo della delegazione tedesca, per il quale ''sara' molto difficile, in loro assenza, giungere a un accordo''. Machnig ammette pero' che ''e' stato comunqe fatto oggi un passo in avanti piccolo ma importante''. L'Ue punta al taglio del 20% delle emissioni entro il 2020, offrendo l'aumento al 30% in caso di accordo generale. Gli Stati Uniti non hanno vincoli di medio termine chiedendo che Paesi emergenti, come la Cina, forniscano precise indicazioni. Il Giappone non ha ancora obiettivi al 2020. Il numero due della delegazione Usa (unico tra i grandi Paesi a non aver aderito a Kyoto), Scott Fulton, osserva da parte sua che quello di Kobe ''e' stato un meeting di discussioni, non di decisioni. Ci si e' confrontati, anche con prese di posizione dure, ma si sono fatti passi in avanti''. Fulton, come del resto Kamoshita, ritiene sia prematuro fissare target intermedi che dovranno essere definiti in vista della negoziazione piu' ampia del protocollo post Kyoto, che sara' discusso a Copenhagen a dicembre 2009. Proprio la strada per la capitale danese ''e' ancora lunga'', spiega un comunicato di Ngo Forum (il forum delle organizzazioni non governative), che non nasconde il disappunto per i risultati raggiunti, per certi versi migliori (come per quanto riguarda l'approccio settoriale delle emissioni, integrato rispetto alla proposta giapponese) e per certi altri sotto le attese perche' ci ''si avvicina a Toyako senza un forte messaggio''. La Banca Mondiale, infine, fara' aumentare di almeno 5,5 miliardi con l'aiuto di Stati Uniti, Gran Bretagna e Giappone le risorse per il fondo contro il cambiamento climatico a favore dei Paesi poveri per l'utilizzo delle tecnologie pulite. (ANSA).

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