Il colore è stato usato dai Maya che vivevano nell'area compresa fra la fine delle piane desertiche del Nordamerica e l'Honduras, denominata appunto Mesoamerica, in un periodo che va dal 300 al 1500 d.C.. Nel corso degli anni, chimici e fisici di tutto il mondo si sono interessati a questo materiale, caratterizzato da una forte stabilità chimica, resistente agli acidi, al clima e alle intemperie.
Secondo i ricercatori il blu era il colore dei sacrifici per l'antico popolo. Veniva usato per dipingere il corpo dei defunti, prima che gli venisse strappato il cuore o prima di gettarle nel sacro Cenote (un pozzo naturale situato nel sito di Chichen Itzà, in Messico). Il pigmento era utilizzato anche per i dipinti murari, gli artefatti in ceramica e legno.
La scoperta, pubblicata sulla rivista britannica Antiquity, è stata possibile grazie al ritrovamento di un recipiente di terracotta rinvenuto nel 1904. Il reperto conteneva molti frammenti di un'ambra chiamata copale ed è stato analizzato con il microscopio elettronico: durante l'analisi gli scienziati hanno trovato tracce di indaco (colorente che si ottiene dalla pianta dell'indaco) e palygorskite (minerale argilloso). Questi tre ingredienti, una volta fusi a caldo, fissavano il colore in modo permanente.
Valentina Corti
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