Rocce spugna per assorbire i gas serra

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Venerdì, 7 Novembre 2008

Ecco le rocce che, come una spugna, sono in grado di assorbire e trattenere l’anidride carbonica (CO2), il gas riscaldante emesso dagli impianti energetico-industriali e dagli scarichi di automobili: si chiamano «peridotiti» e le hanno scoperte in Oman (Medio Oriente) alcuni ricercatori della Columbia University. Opportunamente trattate, le peridotiti potrebbero risolvere il problema di sbarazzarsi di una consistente parte dell’onnipresente gas serra. Le peridotiti sono fatte da miscele di silicio, ossigeno, calcio, magnesio e ferro e sono presenti in vaste regioni della crosta terrestre, anche in formazioni superficiali o poco profonde, di facile accessibilità. «Le abbiamo studiate per anni, durante le nostre esplorazioni in una vasta

area del deserto dell’Oman, rendendoci conto che, attraverso lenti processi naturali, esse catturano la CO2 presente nell’aria o nelle acque, per formare carbonati», spiegano il geologo Peter Kelemen e il geochimico Juerg Matter, entrambi ricercatori presso l’Earth Observatory della Columbia University Lamont-Doherty.

«GASSOSA RISCALDATA» - C’è modo di moltiplicare e accelerare i processi naturali di assorbimento della CO2 da parte della peridotite, in modo da sottrarre all’atmosfera quote significative di questo gas serra, come richiede il Protocollo di Kyoto? Secondo i due scienziati, che hanno appena pubblicato i risultati del loro studio nei Proceedings dell’Accademia nazionale delle Scienze americana, la risposta è affermativa: «Sarebbe sufficiente iniettare in quelle rocce acqua calda, contenente CO2 pressurizzata, per moltiplicare di un fattore 100 mila o più i processi di cattura naturali che richiedono migliaia di anni». Come dire che una gassosa riscaldata potrebbe essere l’ultimo ritrovato per sbarazzarsi almeno di una parte della crescente anidride carbonica atmosferica! C’è da sottolineare che questo tipo di stoccaggio geologico della CO2 è diverso rispetto a quello finora attuato in impianti sperimentali che consiste nella «iniezione» di questo gas in giacimenti profondi come, per esempio, quelli ormai esausti di gas o di petrolio. Secondo le stime elaborate dagli stessi Kelemen e Matter, trattando soltanto le peridotiti dell’Oman si potrebbero sottrarre ben 4 miliardi di tonnellate l’anno di CO2: una quota più che significativa rispetto ai 30 miliardi emessi ogni anno dalle attività umane. Ma i trattamenti potrebbero essere estesi anche ad altre aree della Terra ricche di peridotiti come Stati Uniti Occidentali, Balcani, Papua Nuova Guinea e Caledonia.

COSTI - Ora si tratta di valutare a fondo costi ed efficienza del metodo attraverso alcune sperimentazioni di laboratorio. «Il metodo da noi suggerito –chiariscono i due ricercatori americani- non ha la pretesa di essere esclusivo: siamo convinti che per liberarsi della CO2 tutti i modi convenienti devono essere presi in considerazione». Anche in Italia questa nuova prospettiva viene seguita con interesse: «Siamo al corrente di interessanti sperimentazioni già effettuate all’Università di British Columbia, in Canada, su rocce ignee simili alle peridotiti. Ma è ancora presto per esprimere un giudizio di efficacia e convenienza economica dei metodi adottati –dice Enzo Boschi, il presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV)-. Invece, siamo pienamente convinti che lo stoccaggio della CO2 nei giacimenti esausti è un processo percorribile e sicuro in quanto ricercatori del nostro istituto hanno partecipato a esperimenti pilota di questo tipo coronati da successo». (Franco Foresta Martin - corriere.it)

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