tante e troppo elevate: i cavi d’acciaio, le reti,
il carburante.. Quest’ultimo, benché sia sceso
rispetto alla primavera scorsa (quando raggiungeva i
0,80 centesimi al litro), ha un costo ancora troppo
elevato, 0,57 cent/lit (e un peschereccio medio ne consuma circa 1000/1500 litri al giorno).
Ma se anche tutto dovesse andare secondo le migliori previsioni dei capitani, la sorpresa i nostri marinai la trovano quando tornano alla banchina. I loro frutti vengono pagati veramente poco, soprattutto se poi consideriamo che al banco dei mercati ittici il consumatore li trova a un prezzo addirittura triplicato (le cicale bianche vendute al consumatore più o meno 15 €/kg, a loro sono state pagate circa 5 €/kg). Così la gente comune compra sempre meno pesce, alimento dispendioso, e ciò va a incidere sul lavoro della marineria rivierasca.
Perché per il mercato del pesce non ci sono controlli per garantire un guadagno al produttore e per calmierare i prezzi di vendita, come invece ci sono per altri beni di primo consumo, ugualmente deperibili, come la carne? Questo si chiedono molti marittimi indignati, alcuni dei quali nel frattempo cercano fortuna fuori dalle acque adriatiche, con campagne lunghe anche diversi mesi, lasciando famiglie e affetti. (ilquotidiano.it)
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