Abitazioni che sorgono in aree esposte a pericolo: è il problema dell'82% dei comuni marchigiani. Il dato emerge da un'indagine di Legambiente e del Dipartimento della Protezione Civile sul rischio idrogeologico, che evidenzia anche come il 70% dei Comuni presenta in tali aree addirittura fabbricati industriali, con grave pericolo per i dipendenti ma anche per eventuali sversamenti di prodotti inquinanti.
L'indagine è stata presentata oggi ad Ancona alla presenza di Paola Tartabini, portavoce di Operazione Fiumi, Paolo Oreficini, direttore del Dipartimento per le politiche integrate di sicurezza e per la Protezione Civile della Regione Marche, e Luigino Quarchioni, presidente di Legambiente Marche.
Stando ancora ai dati di 'Ecosistema Rischio 2008', soltanto il 9% dei Comuni, e il 4% dei fabbricati industriali, hanno già avviato interventi di delocalizzazione delle abitazioni dalle aree a rischio. Inoltre il 70% dei Comuni non svolge un'opera positiva per la mitigazione del rischio. Tra questi, il 58% delle amministrazioni non fa praticamente nulla per ridurre il rischio idrogeologico.
Segnali positivi arrivano invece per quel che riguarda l'organizzazione del sistema locale di protezione civile. I Comuni marchigiani dimostrano buona capacità di intervento: il 93% delle amministrazioni ha un piano di emergenza anche se solo la metà lo ha aggiornato negli ultimi due anni.
Inoltre, solo il 33% riesce a organizzare esercitazioni pratiche, e il 29% attività di informazione rivolte ai cittadini. Sono Montelupone e Monte Urano i Comuni più attivi nelle pratiche di prevenzione del rischio idrogeologico, che raggiungono la classe di merito buono, con il punteggio di 8. Maglia nera, invece, al comune di Montegallo. (ilrestodelcarlino.it)
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