Morìa di cefali sulla costa si muovono le istituzioni

Aggiorna la pagina

 

Martedì, 2 Settembre 2008

MARTINSICURO - Anche l'Istituto Zooprofilatto d'Abruzzo si starebbe interessando alla morìa di cefali che da giorni invade la costa di Martinsicuro e Villa Rosa. Il fenomeno, infatti, non è solo circoscritto alla città truentina, ma ritrovamenti simili (cioè di branchi di pesci morti) sono stati effettuati anche a Porto D'Ascoli, Tortoreto e anche a Pineto.

In quest'ultimo caso è intervenuto l'Istituto che nei prossimi giorni renderà note le analisi compiute sui cefali rinvenuti a riva. Dunque non si tratta solo di un fenomeno circoscritto a Martinsicuro, dove peraltro ieri non è comparso, bensì riguardante buona parte della

costa abruzzese e un tratto di quella marchigiana. E mentre i bagnini si trovano giornalmente a fare i conti con una battigia coperta di carcasse di pesci in decomposizione (spettacolo non proprio gradevole) da portar via prima dell'arrivo dei bagnanti, ci si interroga su un possibile allarme inquinamento.

Senza contare che farsi il bagno circondati da pesci morti non è il massimo e nei giorni scorsi molti hanno deciso di evitare la convivenza acquatica con cefali che galleggiavano a pancia in su. Il mare ne sta portando a riva tanti, troppi per far pensare a una casualità o un episodio isolato.

Sulla vicenda pare che a giorni fornirà chiarimenti anche l'Arta. L'Agenzia regionale per la tutela ambientale ha prelevato dei campioni di acqua e dovrà analizzarli per valutare lo stato del mare Adriatico all'altezza della Val Vibrata. Al 15 agosto la situazione era tranquilla: tutti i paramenti in linea con la tanto agognata vocazione ecosostenibile. Ma oggi? La domanda al momento non ha risposta. La teoria che da giorni tiene banco è che una mancata ossigenazione dei cefali sarebbe alla base della crescente moria. L'ossigeno di cui necessita la specie verrebbe, infatti, succhiato dalle alghe, aumentate a dismisura nell'ultimo periodo. Ma la proliferazione dei vegetali marini dipende spesso dall'introduzione nelle acque di agenti cosiddetti antropici, cioè prodotti dall'uomo. Elementi come lo zolfo ma anche il fosforo, contenuti in alcuni fertilizzanti, pesticidi e prodotti industriali, favorirebbero la crescita delle alghe che, succhiando ossigeno, generano la moria di cefali. Si tratta, però, di una teoria al momento senza riscontro scientifico. Solo l'Arta e l'Istituto Zooprofilatto potranno sciogliere il mistero dei cefali, spiegando le reali cause alla base della strage di pesci dell'Adriatico. (Gloria Caioni - corriereadriatico.it)

Visione ottimizzata 1024x768 pixel

Imposta come tua

"Pagina iniziale"

di Internet Explorer

Webmaster

Disclaimer

by meteorivierapicena.net