fiumi, dove l'acqua scorre solo nel caso di piogge
abbondanti. Eppure in questa parte del pianeta dove
vivono gli uomini blu (i tuareg) si possono creare
le condizioni per una sorta di foresta, dove esista
il microclima adatto all'irrigazione e dove ci sia
aria fresca e luce fotosinteticamente attiva per la crescita delle piante.
SERRE AD ACQUE MARINA - Progetti simili non sono nuovi (in passato sono stati giudicati irrealizzabili per vari motivi) e il concetto di base è stato ripreso dal Sahara Forest Project che abbina due tecnologie: i sistemi a concentrazione solare (Csp) e le serre ad acqua marina. I primi consentono di produrre grandi quantità di elettricità a basso costo, utilizzando solo la parte di energia proveniente direttamente dal sole. Le cosiddette seawater greenhouse (serra ad acqua marina), sviluppate dall'ingegnere Charlie Paton, usano invece il raffreddamento da evaporazione e in buona sostanza sfruttano l'acqua di mare per creare un sistema di raffreddamento basato su un processo di evaporazione e condensazione, indotto appunto da speciali collettori solari. Il prototipo di serra ad acqua marina può produrre fino a 100 litri di acqua fresca per ogni metro quadro di serra, sufficiente per irrigare la serra e una zona circostante più ampia.
EDEN PROJECT - L'iniziativa, spiega il quotidiano britannnico Guardian, porta la firma di una squadra di architetti e ingegneri ambientali, tra cui appunto Charlie Paton, che hanno già costruito alcuni prototipi in Spagna, Oman e Emirati Arabi. Lo scopo è convertire vaste aree desertiche in terreni fertili e trovare una soluzione a quello che ormai chiamano l'oro blu, ovvero l'acqua. Inoltre molti degli esperti che hanno sviluppato il progetto del Sahara si erano già cimentati nel noto Eden Project a St.Austell, in Cornovaglia: una grande cava d'argilla dove, grazie a particolari tecniche, sono state trasportate tonnellate di terra e sono state piantate, a oggi, circa un milione di piante, ricostruendo in una specie di serre-bolle (chiamate Biomi) due differenti ambienti climatici. Secondo Neil Crumpton, studioso di energie, i governi dovrebbero investire molti soldi nell'energia solare e nelle tecnologie emergenti che si occupano di scarsità idrica, «evitando di farsi distrarre dalle lobby che promuovo il nucleare per la desalinizzazione dell'acqua (esistono speciali piattaforme che trattano l'acqua salata con reattori nucleari)». Il progetto verrà anche presentato nel corso dell'evento veneziano di settembre The Future of Science, in un intervento dello stesso Charlie Paton dal titolo: «Il Sahara Forest: una nuova fonte di acqua fresca, di cibo e di energia». (Emanuela Di Pasqua - corriere.it)
|