Nel mirino, il più grande accelleratore di particelle mai costruito, con un diametro di 26 chilometri e costato circa 6 miliardi di euro. Il 10 settembre prossimo, là sotto, si terrà un esperimento volto a individuare il bosone di Higgs, particella responsabile - almeno
in teoria - di aver dato massa a tutte le altre. Una ricerca di grande importanza per capire come è nato il nostro universo. Ma secondo alcuni, molto rischiosa, perchè potenzialmente in grado di generare un buco nero.
Insieme a un nutrito gruppo di ricercatori si è rivolto alla Corte di Strasburgo, chiedendo il blocco dell'esperimento. Secondo Goritschnig, violava gli articoli 2 e 8 della Convenzione europea per i diritti umani e il diritto alla vita. La Corte ha ritenuto che nessuno di questi articoli fosse stato violato, e ha dato "luce verde" all'esperimento.
La corte dunque non crede ai timori di apocalisse paventata dal gruppo di scienziati guidati da Goritschnig. E non ci crede neanche la scienza italiana. Secondo il presidente dell'Istituto nazionale di Fisica nucleare Roberto Petronzio "questi scenari apocalittici non hanno alcun riscontro reale. Da Lhc non arriva nessun pericolo. L'allarme lanciato è basato su congetture e ipotesi e non su riscontri reali".
La pensa allo stesso modo anche il presidente del Cnr ed ex direttore generale del Cern Luciano Maiani. "L'esperimento è da considerare a rischio zero, relativamente a quanto quest'espressione possa essere utilizzata in fisica" ha detto lo scienziato.
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