Scienza, le paure dalla biologia alla fisica

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Martedì, 9 Settembre 2008

MILANO - E’ interessante dare uno sguardo, da vicino, al presunto pericolo fatto balenare da un paio di signori, un americano e uno spagnolo, nel momento in cui entrerà in funzione (a partire dal 10 settembre) il nuovo acceleratore LHC del Cern di Ginevra. E’ un vero caso di comunicazione scientifica da analizzare per le conseguenze che ha generato. Chi sono i due signori e che peso hanno le loro osservazioni? Innanzitutto – è bene sottolinearlo - non sono due scienziati. Walter L.Wagner aveva incominciato a studiare fisica all’università di California ma poi scopriva che la sua vocazione era diversa. Quindi abbandonava le formule e si iscriveva a giurisprudenza laureandosi in legge e

iniziando una vita da avvocato. Luis Sancho, invece, è ancora più misterioso e si sa soltanto che non è un ricercatore ma un «appassionato» del tempo, come ha raccontato lo stesso Wagner.

SECONDO TENTATIVO - Con queste premesse Wagner e compagno hanno calcato le scale della Federal District Court di Honolulu presentando un esposto ancora nella primavera dell’anno scorso sostenendo con argomentazioni certamente corrette dal punto di vista formale, giuridicamente parlando, ma non altrettanto da quello scientifico, che LHC avrebbe creato dei buchi neri capaci di mangiarsi la Terra. L’operazione era già stata tentata nel 1999 e in quel caso l’obiettivo era un acceleratore del Brookhaven National Laboratory americano. Ma il tribunale non diede soddisfazione e archiviò la pratica. Ora che si è ripresentata l’occasione Wagner ha ritentato l’impresa con maggior clamore. Infatti al CERN hanno preso sul serio le accuse e si sono impegnati a dimostrare che erano vuote, senza fondamento scientifico. «Processi del genere – spiega Michelangelo Mangano che ha fatto parte della commissione che ha preparato il rapporto consegnato ai giudici - avvengono ogni giorno in natura quando i raggi cosmici piovono sulla Terra e non succede mai nulla. Inoltre la creazione di buchi neri è solo un’ipotesi della teoria ma non è detto che si creino. Tuttavia, nel caso in cui si generassero questi avranno un tempo di vita inferiore al secondo e svaniranno subito senza avere il tempo di interagire con la materia circostante».

IGNORANZA E INTERNET - Mangano, però, aggiunge un’osservazione interessante. E cioè che per la prima volta la paura della scienza pericolosa non è più legata soltanto alla biologia (ad esempio organismi geneticamente modificati oppure operazioni di clonazione) ma si estende alla fisica. E’ vero che esiste sempre la paura dell’atomo ma legato agli ordigni nucleari che si possono costruire. Ma per la ricerca sulla natura della materia i fisici non erano mai stati sospettati e mai erano apparsi come soggetti pericolosi. Quindi la paura passa dalla biologia alla fisica. Purtroppo il filo che le lega è sempre lo stesso; cioè la non conoscenza e talvolta l’intenzione a costruire una critica indipendentemente dal rispetto della corretta informazione scientifica. Poi Internet fa il resto e la paura si diffonde e si amplifica e molti cadono nella rete delle false parole generate con intenti ben lontani dalla verità scientifica. (Giovanni Caprara - corriere.it)

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