Clima: incubo per Europei ma gli italiani non rinunciano all'auto

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Luned́, 22 Settembre 2008

 

Gli europei guardano con estrema preoccupazione ai cambiamenti climatici e sono determinati a prendere misure concrete per contrastarli. La maggioranza dei cittadini ritiene che gli obiettivi fissati dall'Unione europea per ridurre le emissioni di gas serra e aumentare la quota di energie rinnovabili entro il 2020 siano adeguati o addirittura troppo limitati. Tuttavia, una percentuale significativa di persone ritiene di essere poco informata sui cambiamenti climatici e su come contribuire a contrastarli. Sono queste le principali conclusioni di un sondaggio speciale Eurobarometro sull' atteggiamento dei cittadini nei confronti dei cambiamenti climatici commissionato dal Parlamento europeo e dalla Commissione europea. Per gli oltre mille intervistati italiani, il cambiamento climatico rappresenta il problema cruciale per l'umanita' secondo solo alla poverta', alla fame, alla carenza idrica. Il 74% dei nostri connazionali intervistati in una scala da uno a dieci lo ritiene un problema estremamente serio, collocandolo tra il 7 e il 10. Nella top ten dei piccoli gesti quotidiani compiuti per contribuire a combattere il cambiamento climatico gli intervistati italiani collocano la primo posto la raccolta differenziata destinata al riciclaggio, al secondo la riduzione di consumi energetici, al terzo l'abbattimento dei consumi di acqua e al quarto quello dei prodotti ''usa e getta''. Merita solo un quinto posto il ricorso a trasporti piu' ''verdi'', scelto come misura ''privata'' dal 21%. E ancora piu' giu', la rinuncia all'auto privata e il ricorso al car sharing. Sul fronte europero, tre quarti dei cittadini Ue prendono molto sul serio il problema dei cambiamenti climatici. In totale, il 62% degli intervistati lo considera uno dei due problemi piu' gravi che il mondo si trova attualmente ad affrontare. Solo la poverta' ha ottenuto un punteggio superiore: il 68% la colloca in testa alle crisi globali. Ma, pur essendoci un ampio consenso fra gli europei quanto alla gravita' del problema, la maggioranza (il 60%) ritiene sia possibile frenarlo e risolverlo. Una netta maggioranza (il 56%) e' addirittura convinta che la lotta contro i cambiamenti climatici possa avere un impatto positivo sull'economia.Una consistente maggioranza degli europei ritiene che gli obiettivi previsti dall'UE con riguardo ai gas serra e alle energie rinnovabili siano adeguati o addirittura troppo limitati. I tre obiettivi fissati lo scorso anno dai leader europei, da raggiungere entro il 2020, sono i seguenti: una riduzione almeno del 20% delle emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990, una riduzione del 30% se altri paesi sviluppati si impegnano a realizzare analoghe riduzioni nonche' un aumento fino al 20% della quota di energie rinnovabili. Questi obiettivi sono ritenuti adeguati o troppo limitati rispettivamente dal 68%, 61% e 69% degli intervistati. Oltre la meta' degli europei interpellati si considera informata circa le cause (56%) e le conseguenze (56%) dei cambiamenti climatici, e sui modi per contrastarli (52%). Tuttavia, la percentuale di cittadini che si considera poco informata al riguardo resta significativa (piu' di quattro intervistati su dieci). La mancanza di informazioni viene indicata come un motivo importante per non agire. Gli europei ritengono che le imprese e l'industria (76%), i cittadini stessi (67%), i loro governi nazionali (64%) e l'UE (58%) non facciano abbastanza per combattere i cambiamenti climatici. Una netta maggioranza (61%) pero' afferma di aver adottato qualche tipo di misura per far fronte a questo problema. Tuttavia, le misure adottate (separazione dei rifiuti, riduzione del consumo di energia, di acqua o di prodotti usa e getta) presuppongono uno sforzo personale o finanziario limitato. La ragione principale addotta dagli intervistati per non agire contro i cambiamenti climatici e' che essi ritengono che i loro governi, le imprese e le industrie dovrebbero modificare il proprio comportamento. Circa il 44% degli intervistati dichiara che sarebbe disposto a pagare un prezzo piu' alto per un'energia prodotta da fonti con minori emissioni di gas serra, mentre il 30% non lo sarebbe (il 26% non ha risposto). (ANSA)

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