Cina: carta satellitare delle zone umide e piano ambientale in Tibet

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Venerdì, 20 Febbraio 2009

 

Accademia delle scienze della Cina ha annunciato di aver terminato la prima carta satellitare delle zone umide cinesi, al fine di migliorare la loro sorveglianza e gestione. Gli scienziati cinesi ci hanno messo due anni a terminare la carta, realizzata grazie a 600 immagini satellitari. Ogni mappa riprodotta copre una superficie di 34.225 km2.

Gong Peng, il ricercatore a capo del progetto, ha spiegato all´agenzia Xinhua che «Secondo le statistiche, la Cina nel 2000 contava 308.000 km2 di zone umide comprendendo i laghi naturali, le paludi, le acque litoranee poco profonde e fondali emergenti con la bassa marea. Una superficie classificata come "zona umida" significa che questa zona è satura di umidità. Abbiamo attualmente una superficie in calo di 50.800 km2 in rapporto ai dati registrati 10 anni fa».

La Cina ha 38 parchi nazionali ed oltre 550 riserve naturali nelle zone umide, essenziali per la salvaguardia di gran parte dei 2.700 miliardi di tonnellate di acqua dolce del Paese. Le zone umide cinesi si trovano in gran parte in due regioni autonome: il Tibet e la Mongolia Interna, e nelle province del Qinghai e dello Heilongjiang.

Gong Peng sottolinea che «Oggi il numero di zone umide naturali è in riduzione, mentre quelle artificiali sono in aumento. Questo è dovuto al crescente numero delle aree per l´acquacoltura in alcune province dell´est. Ma le zone che si sono aggiunte di recente hanno solo funzioni limitate e non possono rimpiazzare gli effetti delle zone umide naturali».

La cosa sembra cominciare a preoccupare anche il governo di Pechino che nel suo undicesimo Piano quinquennale (2006 – 2010) ha destinato 16,5 miliardi di yuan (2,4 miliardi di dollari) alla protezione ed al recupero delle zone umide. Yuan che il Consigli degli affari di Stato (il governo cinese) vuole anche spendere in Tibet, visto che ieri ha approvato un piano di protezione ecologica per la regione autonoma contro il riscaldamento climatico.

«Il governo ha deciso di dare la priorità alla protezione dell´ambiente del Tibet, alla salvaguardia della sua sicurezza ecologica e al miglioramento delle condizioni di vita degli agricoltori e degli allevatori di questa regione autonoma nel sud-ovest della Cina», proclama i governo comunista. Il piano dovrebbe rafforzare la protezione dei pascoli contro la desertificazione ed aiutare nel recupero delle praterie che rischiano di essere inghiottite dal deserto che avanza.

La verità è che il modello di sviluppo coloniale imposto dai cinesi al Tibet sta diventando un problema anche per loro mettendo in pericolo le risorse idriche tibetane che servono ad irrigare le fertili pianure cinesi e a dissetare una popolazione che chiede sempre più acqua. Con un´altitudine media superiore ai 4.000 metri, l´altipiano del Qinghai-Tibet è la sorgente di numerosi fiumi, compresi giganti come il Fiume giallo e lo Yangtsé. La regione ospita anche 6 milioni di ettari di zone umide ed è l´habitat di specie in via di estinzione come l´antilope del Tibet.

Per questo il piano di Pechino prevede anche un rafforzamento della protezione delle zone umide e delle riserve naturali del Tibet, con la realizzazione di zone verdi "cuscinetto" che servano da barriera contro i venti violenti e le tempeste e si sforzerà di aumentare la copertura forestale. Le altre misure previste comprendono un progetto per incentivare l´uso di energie rinnovabili come il solare e del metano nelle regioni agro-pastorali del Tibet ed un rafforzamento della sorveglianza ambientale sugli eco-sistemi dell´intera regione. (greenreport.it)

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