Iucn: a Gaza disastro ambientale, non solo umanitario

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Venerdì, 16 Gennaio 2009

 

La International union for conservation of nature (Iucn) sostiene la richiesta di un immediato cessate il fuoco nella striscia di Gaza e, problemi politici e militari a parte, «ritiene che la grave crisi umanitaria ed ambientale a Gaza debba essere affrontata senza indugi». Gaza è ormai diventata una enorme prigione a cielo aperto attaccata dai suoi stessi sorveglianti, si tratta dell´area più densamente popolata del mondo, di un territorio che l´Iucn definisce «sotto enorme sotto stress ambientale, già al di là di quanto, anche in situazioni ideale sarebbe sostenibile», l´attacco israeliano si sta rivelando una cosa tragica non solo per gli esseri umani, ma anche per la natura. Ma già le misure di "contenimento e sorveglianza" precedenti all´ultimo attacco israeliano avevano ristretto gradualmente, e sempre di più ad ogni crisi, lo spazio vitale dei palestinesi, costringendoli al superfruttamento del territorio. Si pensi solo a quanto sta succedendo in mare dove, per impedire l´arrivo a Gaza di armi da parte dell´Iran o del contrabbando che ha le sue fonti in Egitto, gli israeliani hanno ridotto la fascia di mare utilizzabile per pescare a sole 6 miglia nautiche dalla costa (nel 1995 erano 20) dove operano (in tempo di tregua) 711 pescherecci che imbarcano circa 3 mila pescatori. In un territorio di soli 360 chilometri quadrati (più o meno quanto l´Arcipelago Toscano, che di abitanti ne ha poco più di 30 mila) vivono un milione e mezzo di persone, una popolazione in rapida crescita (come dimostrano drammaticamente i molti bambini uccisi dalle bombe israeliane) che sopravvive grazie agli aiuti internazionali e ad uno sfruttamento intensivo di un territorio dove manca tutto: dalla terra coltivabile al carburante, dall´acqua ai servizi di base. La guerra per colpire Hamas si è scatenata su questo brulicante formicaio umano di eterni profughi e sul suo ambiente esausto. «Quello che stiamo vedendo oggi a Gaza è prima di tutto una tragedia umana - ha detto il presidente dell´Iucn Ashok Khosla - Il mondo si è concentrato, fuoco, e giustamente, sul raggiungimento del cessate-il-fuoco e nell´affrontare le più urgenti esigenze umanitarie della popolazione palestinese. Ma non possiamo ignorare l´impatto a lungo termine del conflitto in materia di ambiente e sulle infrastrutture civili, che sono così essenziali per il benessere della popolazione palestinese». L´Iucn sottolinea che il protocollo I allegato alla Convenzione di Ginevra vieta l´impiego di metodi o mezzi di guerra destinati, o previsto, a causare danni diffusi ed a lungo termine per l´ambiente naturale. Questa protezione include il divieto di utilizzo di metodi o mezzi di guerra che sono o possono essere destinati a provocare un danno per l´ambiente naturale e, di conseguenza, possono pregiudicare la salute o la sopravvivenza della popolazione, e vieta inoltre gli attacchi, attuati come rappresaglie, contro l´ambiente naturale. La direttrice dell´Iucn, Julia Marton-Lefèvre, spiega che «L´Iucn è un´organizzazione dedicata alla conservazione della biodiversità, il che significa della vita, di tutta la vita. Stiamo sostenendo l´appello per un cessate il fuoco per fermare la strage di civili innocenti. Gaza ha bisogno di pace per risolvere i numerosi problemi ambientali che minacciano il suo futuro, e il primo passo è quello di fermare l´attuale escalation del conflitto cessate il fuoco permanente e rafforzato». Gli ecosistemi che sostengono la vita sono particolarmente vulnerabili rispetto ai conflitti armati che possono portare ad estinzioni locali di specie (spesso endemiche), alla distruzione e a danni irreversibili ad habitat critici che possono avere effetti indesiderabili a lungo termine, soprattutto in un territorio come Gaza, sovraffollato, impoverito e dove l´ambiente naturale è ormai confinato a pochi lembi di terra e dove il disastro umano ed ambientale è già più che evidente. «La famiglia Iucn – si legge in un comunicato - invita pertanto tutte le parti a porre fine delle ostilità e ad avviare immediate colloqui per realizzare un regime di pace permanente che è il migliore per il sostegno a tutte le forme di vita della regione e per il benessere di tutti i suoi abitanti».

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