Italia nel mirino UE per la qualità dell'aria

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Venerd́, 30 Gennaio 2009

 

Lotta senza quartiere per migliorare la qualita' dell'aria in Europa. Bruxelles oggi non ha esitato a lanciare una raffica di procedure di infrazione in campo ambientale a 16 partner europei: solo all'Italia, ha inviato una lettera di diffida per non aver ancora rispettato i limiti in vigore dal 2005 sulla presenza di particelle sottili nell'aria responsabili dello smog; ed un secondo ammonimento, dopo il quale c'e' solo il deferimento alla Corte Ue, sulle autorizzazioni per controllare le emissioni degli impianti industriali. La guerra all'inquinamento e' ormai, per le ripercussioni sulla salute e per il suo impatto socio-economico, un obiettivo trasversale nelle politiche europee. Le particelle inquinanti trasportate dall'aria - le cosiddette PM10 - sono emesse dagli impianti industriali, dal traffico, dal riscaldamento domestico, e possono provocare asma, problemi cardiovascolari, cancro al polmone e morte prematura. Attualmente il superamento dei valori limite in vigore nell'Ue dal primo gennaio 2005, riguardano 83 milioni di persone e 132 zone istituite al fine di controllare la qualita' dell'aria. Su questo fronte, nel mirino di Bruxelles sono finite oltre all'Italia, Germania, Regno Unito, Svezia, Polonia, Portogallo, Spagna, Slovenia, Estonia e Cipro. Per la Commissione europea quindi nessun ritardo e' piu' accettabile in quanto - ha ricordato il commissario europeo all'ambiente Stavros Dimas - una nuova direttiva per un piu' forte impegno a migliorare la qualita' dell'aria e' gia' stata approvata dagli Stati membri nell'aprile scorso. L'accordo - che pone obiettivi fino al 2020 - fissa livelli di concentrazione vincolanti per le micro-particelle (PM2,5) considerate tra gli inquinanti piu' pericolosi per la salute insieme alle particelle piu' grosse (PM10), gia' regolamentate. Dimas ha deciso di intervenire anche su 10 stati membri - tra cui l'Italia - che ''non hanno rilasciato o rinnovato le autorizzazioni agli impianti industriali'': complessivamente 4.000 siti nell'Ue. Per questo, una prima lettera di diffida e' stata inviata a Danimarca e Irlanda (non a Malta come inizialmente indicato dalla Commissione europea), mentre Italia, Belgio, Bulgaria, Grecia, Olanda, Portogallo, Slovenia e Spagna hanno ricevuto un secondo e ultimo richiamo ufficiale. Se non si adeguano in tempi relativamente brevi, rischiano di finire sul banco degli imputati alla Corte di giustizia europea. (ANSA)

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