Ondate di calore e notti afose, l'estate avrà un mese in più

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Giovedì, 16 Luglio 2009

 

UNA MANCIATA di anni per organizzarci e abituarci a una estate sempre più ostinata che, pian piano, si allungherà di un mese. Aumenteranno gli estremi: le ondate di caldo, le siccità e, in alcune regioni, le precipitazioni invernali. Ne risentiranno pesantemente l'agricultura, il turismo, le risorse idriche, con importanti risvolti politici e sociali. Tutto questo, spiegano ora gli esperti, non accadrà tra un secolo ma entro il 2030. Fino ad oggi i climatologi si erano concentrati sulla seconda metà del secolo, un orizzonte apparentemente lontano. Gli scienziati dell'Intergovernamental Panel for Climate Change avevano già avvertito che, raggiunto un aumento della temperatura media atmosferica di 2 gradi centigradi, il clima si comporterà come una bestia infuriata. Ora, pero', un team internazionale, di cui fa parte Marco Bindi dell'Università di Firenze, ha simulato quello che sarà l'ambiente del Mediterraneo già a partire dal 2030, quando la temperatura potrebbe per la prima volta toccare i fatidici 2 gradi di aumento.

"Prepararsi al peggio". Cosa ci attende allora? I ricercatori - in uno studio pubblicato sulla rivista Global and Planetary Research - dicono che è importante prepararsi al peggio. Hanno concentrato gli studi sul futuro prossimo delle nazioni affacciate al bacino del Mediterraneo. Avremo quindi il un luglio che sembrerà non finire mai. "In generale ci possiamo aspettare un mese di giornate estive (cioè quelle in cui la temperatura supera i 25 gradi) in più", si legge nel rapporto. Ed avremo due settimane di nottate afose in più, con un aumento di notti "tropicali", quelle cioè in cui le temperature non calano sotto i 20 gradi. All'interno del paese, lontano dalle coste, ondate di caldo come quella record del 2003 potrebbero diventare una consuetudine. "Non sarebbero più eventi straordinari, ma normali - dice Bindi. Secondo lui, "proprio quella estate potrebbe essere un esempio tipico dell'estate di fine secolo". Aumenteranno quindi anche gli incendi. Avremo infatti almeno due, ma in alcune regioni forse anche sei, settimane con un alto rischio di incendio.

Un mese di estate in più. E questo è solo l'inizio, avvertono gli esperti: il Mediterraneo avrà da una a tre settimane aride in più. Le precipitazioni diminuiranno mediamente del 10-20%. Ma attenzione agli estremi, insistono gli scienziati, infatti le estati saranno assai più aride (una riduzione anche del 30%), mentre gli inverni, nella parte settentrionale del bacino, saranno più piovosi. O più nevosi in montagna.

Agricoltura in ginocchio. Clima caldo torrido in vista, allora, e un campanello di allarme per i nostri politici. Il rapporto di Bindi può, insomma, "aiutare i policymakers a pianificare le strategie di adattamento a breve e lungo termine", come spiega il ricercatore, che mostra anche problemi concreti di produzione agricola e consumo energetico. Ed ecco quindi la previsione del team di ricercatori: ad accusare il colpo di questa rivoluzione climatica sarà innanzitutto l'agricoltura. Crollerà la produzione di legumi nei paesi del nord africa. Dall'Egitto al Marocco la produttività calerà tra il 30 ed il 20%. Mentre nella Penisola ne risentiranno le colture estive che non vengono irrigate, come il girasole (-5%). Ci consoleremo comunque con un aumento delle colture invernali come i cereali, che aumenteranno di produttività soprattutto nella regione balcanica e turca. Quest'ultima, con un incremento del 13% diventerebbe il futuro granaio d'Europa.

La domanda energetica. Il versante europeo del Mediterraneo potrebbe venire infatti invaso dai condizionatori d'aria, insaziabili divoratori d'energia. Bindi spiega: "Ci siamo concentrati sui consumi energetici cittadini perché incideranno molto nei paesi dove finora la diffusione dei condizionatori era limitata". Per stare freschi prosciugheremo le risorse energetiche in quasi tutti i paesi, ad eccezione della Francia meridionale, della Turchia settentrionale e del nord della Spagna, che non subiranno una variazione climatica così drammatica. Una consolazione però c'è: lo stivale pullulerà di condizionatori, ma avremo inverni più miti, e questo significherà un bel risparmio energetico. Ed i turisti? Arriveranno ancora, ma sempre di meno in estate, e qualcuno di più nelle stagioni di mezzo. (Jacopo Pasotti - repubblica.it)

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