Gli allevatori lanciano l'allarme: "Dall'estero due litri di latte su tre"

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Mercoledì, 13 Maggio 2009

 

Ancona - Due litri di latte su tre che si bevono o vengono trasformarti in formaggio nelle Marche provengono dall’estero, mentre la metà delle mozzarelle non a denominazione di origine è fatta con latte o addirittura cagliate stranieri. Lo denuncia in una nota Coldiretti Marche, che questa mattina ha organizzato due sit-in ad Ancona in piazza Roma e a Jesi in corso Matteotti, a sostegno degli allevatori della regione.

Secondo l’associazione di coltivatori diretti questo settore sta pagando a caro prezzo una situazione che, tra aumento dei costi di produzione e calo dei prezzi all’origine, calo dei consumi dovuti a psicosi e concorrenza sleale, ha portato una stalla su due a chiudere negli ultimi tre anni, passate da 281 a 159.

"Nella nostra regione - scrive il presidente di Coldiretti Marche, Giannalberto Luzi - si producono 421mila quintali di latte, ma altri 900mila, tra latte, cagliate, caseina, arrivano dall’estero. Ciò vuol dire che a parte quello fresco, per il quale c’è l’obbligo dell’origine in etichetta, due bicchieri di latte su tre che facciamo bere ai nostri figli è straniero e nessuno lo sa, e lo stesso vale per i formaggi”.

Secondo dati Coldiretti, con le cagliate provenienti dall’estero si produce la metà delle mozzarelle italiane non a denominazione d’origine. Tutto ciò è consentito dalle norme nazionali e comunitarie che permettono di importare e trasformare prodotto proveniente da qualsiasi Paese estero, ma senza doverlo indicare, con l’industria e la grande distribuzione organizzata che “continuano ad ingannare i consumatori veicolando messaggi poco trasparenti e facendo intendere che il latte e i prodotti caseari sono del territorio, usando immagini e nomi che richiamano l’italianità”.

I nostri allevatori non riescono più a coprire i costi di produzione - sottolinea il direttore di Coldiretti Marche, Alberto Bertinelli -, mentre i consumatori pagano sempre di più i prodotti lattiero-caseari. E ciò nonostante i nostri allevamenti siano i più sicuri e controllati in Europa”.

Da qui la richiesta dell’associazione di rendere obbligatorio indicare in etichetta la provenienza dei prodotti alimentari venduti sugli scaffali già in vigore per la carne bovina e per quella di pollo, ma che manca ancora per la carne di maiale, il latte a lunga conservazione i salumi e i formaggi non a denominazione di origine, come previsto dalle iniziative di legge del Parlamento e del Governo. (ilrestodelcarlino.it)

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