Il delfino comune è sempre più raro nel Mediterraneo

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Sabato, 16 Maggio 2009

Se si vogliono salvare le ultime popolazioni di delfino comune (Delphinus delphis) rimaste nel Mediterraneo, occorrono immediate misure di gestione della pesca e di tutela dell´ecosistema marino, della biodiversità e gli stock ittici.

A chiedere un intervento immediato in questo senso ai ministeri dell’ambiente e delle politiche agricole della Grecia sono Alnitak Marine Research Centre, Blue World, Cetacean Alliance, Circe, Delphis, MOm, Morigenos, Oceana, OceanCare, l’ Istituto di Ricerca Cetacei Pelagos, l’Istituto Tethys, Whale e Dolphin Conservation Society e Wwf Grecia.

Associazioni ambientaliste e centri di ricerca sono preoccupati soprattutto per quanto sta accadendo nel sito marino greco di Lefkada, intorno all´isola di Kalamos, compreso in Rete Natura 2000.

Secondo le prove scientifiche acquisite da associazioni e ricercatori, la causa della drastica riduzione dei delfini comuni nell’area, passati in soli 10 anni da 150 a 15 esemplari, è dovuta principalmente alle sovra pesca prodotta con l’utilizzo di reti a circuizione che hanno causato la distruzione dell´ecosistema marino.

Secondo una nota comune delle 10 organizzazioni internazionali e delle 3 greche, «I dati dimostrano che la riduzione delle popolazioni di delfino comune e di tonno è principalmente dovuta all’esaurimento del loro cibo a causa della pesca eccessiva. Il delfino comune è una delle 4 specie di delfini che vivono nel nostro Paese e la popolazione delle isole del mar Ionio è una delle ultime del Mediterraneo».

La popolazione di delfino comune, un tempo diffusissimo nel Mediterraneo, si è ridotta drasticamente in questi ultimi anni ed è considerata in pericolo».

Ambientalisti e scienziati propongono: una rigorosa attuazione della legislazione europea e del regolamento 1967/2006 e la lotta contro la pesca illegale; l’imposizione di restrizioni temporali per la pesca di circuizione e per quella a strascico che superino quelle previste per lo Ionio dalla legislazione greca; l’adozione di reti fisse più selettive da parte di tutti i pescherecci che utilizzano reti costiere; misure per la pesca sportiva; nuove regole di gestione della pesca nell’area di Rete Natura 2000 attraverso un finanziamento è reso possibile nel quadro della politica comune della pesca dell´Unione europea.

Giorgos Paximadis, un esperto di delfini del Wwf Grecia, spiega che questo piccolo cetaceo «E’ chiamato delfino comune ma oggi il problema è che nel Mediterraneo non è più così comune. E’ una specie minacciata, sul punto di estinguersi. La popolazione di delfini comuni del mar Ionio è una delle ultime rimanenti nel Mar Mediterraneo. Dato che sono al vertice della catena alimentare, questo dimostra che la catena marina non è in buona salute».

Il delfino comune si caratterizza per la velocità del nuoto (raggiunge i 50 km orari) e le sue dimensioni possono variare da 1,80 m. a 2,60 con un peso tra i 75 e i 115 kg.

Possono vivere dai 25 ai 30 anni e prima si spostavano in branchi molto numerosi lungo le coste del Mediterraneo, ora gli avvistamenti sono sporadici se non intorno a qualche isola minore come Ischia, due anni fa un piccolo branco frequentò per un breve periodo le acque davanti Bagnaia, all’isola d’Elba.

Si tratta di animali estremamente sensibili all’inquinamento chimico ed acustico, due fattori che insieme alla sovra-pesca potrebbero spiegare il perché di un così repentino e massiccio declino di questi cetacei nel Mediterraneo.

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