Rete fognaria inadeguata,senza depurazione 30% Italia

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Marted́, 24 Marzo 2009

 

Un sistema fognario ''inadeguato'' e una depurazione insufficiente: l'Italia e' in ''grave ritardo sulle acque reflue'', cosa che espone a rischi ''la salute e la sicurezza dei cittadini''. E' da queste premesse che parte Ermete Realacci, responsabile ambiente del Pd, nel presentare (all'indomani della Giornata mondiale dell'acqua) un' interrogazione sulle acque reflue ai ministri dell'Ambiente, del Welfare e delle Infrastrutture. Tre le richieste principali: la predisposizione immediata di ''un programma di opere infrastrutturali, un censimento sulle acque reflue (dal 2005 manca una relazione ufficiale)'' e rendere piu' efficienti i servizi idrici del Paese, magari utilizzando parte dei fondi del pacchetto infrastrutture. Questo, per adeguare i servizi di fognatura e depurazione alla normativa europea (evitando la procedura d'infrazione) e per ''assicurare protezione'' per ''la salute dei cittadini e la tutela dell'ambiente''.

L'Italia rischia la procedura di infrazione Ue per ''l'inaccettabile'' ritardo nell'adeguamento alla normativa per i 229 centri urbani sopra i 15.000 abitanti. Ora, ha due mesi di tempo per rispondere su come intende mettere riparo (cosa che avrebbe dovuto fare da oltre 8 anni), rileva Realacci. L'interrogazione presenta un articolato dossier secondo il quale in quasi il 30% della penisola manca un vero sistema di depurazione. Soltanto 13 capoluoghi di provincia hanno un servizio di depurazione che serve la popolazione residente. Sono 5 i comuni in cui meno del 50% della popolazione e' dotata di un depuratore.

La situazione e' critica a Imperia (sprovvista di impianto), seguita da Benevento, Catania, Palermo e Treviso. E poi impianti dichiarati reflui a norma, ma in cui, come a Trieste e a Bari, si rilevano valori superiori al limite (125 mg/l). Il servizio di depurazione mostra un livello di copertura inferiore rispetto a quello di fognatura.

La media del servizio di depurazione conforme si attesta al 72%, evidenziando carenze e disomogeneita' regionale (Valle d'Aosta al 100%, Liguria o Veneto sotto al 40%). Il grado di conformita' nazionale dei sistemi di depurazione e' pari al 76% per gli agglomerati con scarichi in aree normali e al 70% per quelli in aree sensibili. A livello regionale emerge un quadro inadeguato ad abbattere il carico inquinante: solo la Valle d'Aosta raggiunge il punteggio pieno, solo 9 (su 14) regioni presentano valori di conformita' superiori al 90% e 3 regioni (Puglia, Liguria e Veneto) non raggiungono la soglia del 50%.

La situazione e' piu' problematica nelle aree caratterizzate da una forte matrice antropica di cui si vede l'impatto antropico soprattutto sull' ecosistema marino. Da registrare un incremento nell'ultimo anno degli impianti piu' sofisticati, di tipo terziario (da 71 nel 2005 a 78), che comprendono trattamenti successivi a quello ossidativo e di sedimentazione, tra cui il processo di abbattimento dei nutrienti (azoto e fosforo), uno dei principali fattori d' inquinamento delle acque superficiali. Oltre a risolvere problemi igienico-sanitari, il recupero delle acque reflue depurate e' un mezzo innovativo per un uso piu' razionale della risorsa, necessario in questa fase di crisi mondiale. Realacci, ricordando che ''la stagione balneare e' alle porte'', chiede un segnale ''al governo'' per avviare ''un piano infrastrutturale per adeguare lo stato dei servizi di fognatura e di depurazione alle necessita' dell'Italia''. (ANSA)

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