Per una rete italiana di ricercatori per la responsabilità ambientale e sociale

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Martedì, 1 Settembre 2009

 

Costituire una rete italiana di ricercatori per la responsabilità ambientale e sociale. E' il progetto - interessante anche se non di facile attuazione - ispirato all'Isde da Marcello Buiatti (Università di Firenze), che si inserisce nel contesto di un'iniziativa più ampia, di cui lo stesso Buiatti è promotore, della formazione di un "Network of european concerned scientists - Necs" di livello europeo che si è costituito a Berlino nell'autunno 2008 (il primo impegno di detta Rete sarà una valutazione del rischio sulla salute da introduzione di Ogm).

«L'interferenza (o la non interferenza) politica nella scienza - viene spiegato in un comunicato, - sta indebolendo la capacità della nostra nazione di rispondere alla complesse sfide che ci troviamo ad affrontare. Poiché i decisori politici dovrebbero prendere decisioni informate, cercheremo di costruire una rete di ricercatori che abbia come obiettivo quello di individuare modalità e strategie efficaci per far pervenire agli amministratori le informazioni e i dati a supporto delle scelte che hanno influenza sulla salute, la sicurezza e l'ambiente».

Nel documento preliminare della Rete vengono poi spiegate le premesse di questa iniziativa, tutte piuttosto condivisibili: negli ultimi 30 anni, la commercializzazione della scienza in Italia e in tutto il mondo è terribilmente aumentata. La rivoluzione nella genetica, i brevetti per le molecole biocostruite, le normative che rafforzano le proprietà intellettuali, le leggi che consentono di brevettare in proprio i risultati di ricerche finanziate con denaro pubblico hanno spinto ricercatori, clinici e istituzioni universitarie a collaborare con il mondo dell'industria dando luogo ad uno spiegamento senza precedenti di attività imprenditoriali.

Benché molti abbiano apprezzato la collaborazione tra industria e comunità scientifica, è noto che questo tipo di collaborazione comporti conflitti di interesse che possono compromettere il giudizio di professionisti affidabili, la credibilità di istituti di ricerca e giornali scientifici, la sicurezza e la trasparenza della ricerca, le norme di una ricerca libera e la legittimazione di politiche basate sulla scienza.

Ad esempio:

  • E' evidente che i vincoli economici dei ricercatori con le industrie nel settore chimico, farmaceutico e del tabacco influenzano direttamente la loro posizione pubblica nel supportare i benefici o nel ridimensionare i danni apportati dai prodotti di tali industrie

  • E' evidente che omaggi e incentivi da parte dell'industria farmaceutica possono influenzare i giudizi dei clinici e le prescrizioni dei medici

  • Ci sono casi ben conosciuti di industrie che cercano di screditare o prevenire la pubblicazione di risultati di ricerche critici nei confronti di loro prodotti

  • Vari studi indicano che i ricercatori finanziati dall'industria verosimilmente si trovano a celare i risultati delle loro ricerche al fine di mantenersi i benefici economici

  • Sempre di più, le stesse istituzioni universitarie che hanno la responsabilità di sorvegliare sull'integrità scientifica e sulla tutela dell'essere umano intraprendono un rapporto economico con industrie delle quali supervisionano la produzione.

Tutto ciò promesso, di fronte all'incertezza del futuro, all'incombere di seri problemi per la tutela e la salvaguardia della salute dell'uomo, al progressivo degrado ambientale, a forme di inquinamento e depauperamento, all'assenza di solidarietà e mancanza di valori, l'Associazione dei medici per l'ambiente - Isde promuove appunto di costituire la Rete italiana di ricercatori per la responsabilità ambientale e sociale

In occasione della prima riunione del gruppo di lavoro Isde sulla "Ricerca" del 14 Marzo 2009 a Pisa venne sottolineato come proprio Isde avrebbe potuto svolgere un ruolo di promozione e organizzazione di questa Rete, utilizzando al meglio le potenzialità che l'associazione ha al suo interno, essendo stata capace di coagulare competenze provenienti da discipline e professioni differenti quali medici (oncologi, epidemiologi, tossicologi, pediatri, medici di medicina generale...), biologi, genetisti, chimici, fisici, ecologi, sociologi, economisti... tutti accomunati dall'interesse di approfondire, anche attraverso progetti comuni di ricerca, il rapporto esistente tra l'inquinamento ambientale e lo stato di salute delle popolazioni.

La Rete prevede una prima riunione assembleare in occasione delle IVe giornate italiane mediche dell'ambiente che si svolgeranno a Salsomaggiore il 4-6 Novembre p.v. anche per discutere (modificare, implementare, ...) il documento preliminare sotto riportato e le prime iniziative da attivare.

Due le richieste fatte dagli organizzatori:

  1. lavorare per una formazione continua "a sponsorizzazione privata zero", completamente gestita con le risorse del Servizio Sanitario Nazionale. Una ECM tarata "sul piccolo", su un'analisi dei fabbisogni formativi locali, su obiettivi precisi, su metodologie educative efficaci. Una ECM che non si limiti a valutare le conoscenze, ma tenti di misurare l'impatto di programmi educativi sulla pratica clinica. Basta con i grandi convegni, le sfilate di moda e gli eventi mondani. Per le competenze che richiedono molto tempo e studio individuale (quelle ad esempio necessarie per saper acquisire e valutare in modo critico le evidenze scientifiche), va organizzata una formazione a distanza pubblica e non gestita dalle multinazionali del farmaco (avevamo ad esempio Ecce, una ricchezza da resuscitare); per tutto il resto, va fatta una formazione sul campo ben organizzata ed a basso costo. Questa è l'unica formazione da accreditare, tutto il resto può essere studio individuale o formazione pagata da chicchessia, ma non accreditata

  2. fare una profonda pulizia dei Provider. In questi anni le competenze di molti di essi sono state più di tipo alberghiero e ricreativo, che formativo. Molti sono chiare affiliazioni di aziende private di vario tipo; pochi capiscono di metodologia e pratica della formazione continua degli adulti. Questa piaga non può essere normata, va estirpata.

L'Ecm può rappresentare una grande ricchezza per il nostro Paese e per la salute dei cittadini: vi chiediamo un po' di coraggio.

Chi dunque è interessato deve richiedere la scheda di adesione alla segreteria all'indirizzo di posta elettronica isde@ats.it e a rinviarcela adeguatamente compilata per e-mail (isde@ats.it) o per fax (0575-28676). Per aderire scrivere il proprio Nome, Cognome, Professione, Città entro il 10 Settembre 2009 a Luisella Grandori luisegra@tin.it

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