San Benedetto del Tronto e la "Full Handicap Compliance"

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Venerdì, 6 Agosto 2010

 

San Benedetto del Tronto - Sinceramente non pensavo esistessero tante associazioni che si occupassero di handicap, ma dopo il vergognoso documento che hanno presentato capisco il perché ad oggi dopo decenni la nostra città è così ostile a noi disabili.

Tutte queste associazioni vivono e prosperano in funzione dell’ assistenza alle persone con disabilità per cui più difficili sono le condizioni di vivibilità più loro possono intervenire nell’ assistenza ed avere i contributi pubblici.

Non si spiegherebbe altrimenti la presa di posizione contro la possibilità di un graduale adattamento dei mezzi pubblici a trasportare non solo i disabili in permanenza ma anche quelli temporanei, gli anziani e le mamme con le carrozzine.

Questo andando in controtendenza con le città di tutto il mondo che in una vera e propria competizione fanno a gara per raggiungere, investendo in piani di investimenti pluriennali, il massimo della graduatoria del FHC - Full Handicap Compliance che è un indicatore internazionale di accessibilità per strutture e servizi per i disabili .

In queste graduatorie mondiali riferite al trasporto disabili troviamo Milano con un indice del 59% dei mezzi idonei, addirittura superiore a Berlino (50%), Londra (45%) e Parigi (35%), mentre il traguardo della piena accessibilità sono di metropoli come Taipei, Shangai e Delhi (100%).

La nostra città è a 0% .

Addirittura l’ amministrazione Alemanno a Roma ha in questi ultimi mesi stanziato altri 5 milioni di euro per il rinnovo del parco mezzi di superficie con l’ introduzione di nuove vetture a pianale ribassato e la posatura di pavimento sensibile sia al centro che a bordo banchina per persone con disabilità visiva.

Questi nuovi mezzi permettono di non avere pedane ma solo una piccola banchina di carico che io stesso alcuni anni fa ho più volte utilizzato, durante un soggiorno a Basilea, senza nessuna assistenza da parte dell’ autista e prendendo posizione in uno spazio del mezzo dotato di un facile e sicuro ancoraggio.

Tutto in assoluta naturalezza e senza tutte le difficoltà che le suddette associazioni hanno manifestato solo per non perdere crediti nei confronti delle amministrazioni pubbliche che le finanzia.

Poi l’ accusa di essere utopisti è oltremodo offensivo soprattutto nei confronti dei disabili che dicono di rappresentare, non vivendo loro direttamente condizioni di handicap, perché il diritto alle pari opportunità è sancito dalla costituzione e che pertanto vanno rimossi tutti gli ostacoli che possono limitare le libertà individuali.

E il trasporto a chiamata lede nel profondo la dignità delle persone disabili che non si vedono riconosciuti i diritti alla privacy ed alla libera circolazione.

Le spese per approntare ausili di questo genere vanno reperiti sia nei bilanci comunali che utilizzando i fondi nazionali e comunitari che finanziano programmi per l’ integrazione dei soggetti disabili nella vita civili e non forme assistenziali che li confinano dentro i vari cediser o al chiuso delle proprie abitazioni. (Nazzareno Torquati)

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