Un dossier rilancia l'allarme "Promossa solo Senigallia"

Aggiorna la pagina

 

Martedì, 7 Dicembre 2010

 

ROMA - Uno su oltre cinquemila. E' il triste record dei comuni italiani in materia di sicurezza idorogeologica stando al rapporto "Ecosistema rischio 2010" realizzato in collaborazione tra Legambiente e il Dipartimento per la Protezione civile presentato oggi a Roma nella sede dell'associazione ambientalista. La ricerca, svolta incrociando i dati sui 5.581 municipi "a rischio idrogeologico a potenziale più alto" (definizione del ministero dell'Ambiente e dell'Unione delle Province) con le risposte fornite dalle amministrazioni a uno speciale questionario sulle misure antirischio intraprese, certifica che c'è un solo comune in Italia ad aver fatto quasi tutto il necessario per ridurre questo pericolo al minimo. A meritarsi un 9,5 in pagella è Senigallia, in provincia di Ancona, dove grazie a interventi di delocalizzazione, non sono presenti abitazioni e industrie in aree a rischio idrogeologico e viene svolta un'ordinaria attività di manutenzione delle sponde e delle opere di difesa idraulica.

Il comune marchigiano si è dotato inoltre di un piano di emergenza aggiornato, ha organizzato iniziative di informazione rivolte alla popolazione ed esercitazioni per verificare la reale efficacia del piano d'emergenza. A queste iniziative virtuose va aggiunto che nel territorio comunale sono presenti sistemi di monitoraggio e di allerta in caso di pericolo e il fatto che nei piani urbanistici sono state recepite le perimetrazioni delle aree a rischio del "Piano di Assetto Idrogeologico". Una politica che varrà al Comune di Senigallia il riconoscimento della bandiera "Fiume Sicuro" da parte di Legambiente e del Dipartimento della Protezione Civile. Per conquistare quell'ultimo mezzo voto in grado di trasformare il 9,5 in un 10 pieno rimarrebbe però da compiere un'impresa che pare francamente titanica: spostare la sede di un centro commerciale che sorge attualmente in un'area a rischio idrogeologico.

Ma a preoccupare Legambiente e Protezione civile, più che il mezzo voto mancante alla municipalità marchigiana per raggiungere il massimo, è il fortissimo ritardo in cui versano gli altri enti locali. "Sono ancora troppe le amministrazioni comunali italiane che tardano a svolgere un'efficace ed adeguata politica di prevenzione, informazione e pianificazione d'emergenza - si legge nel rapporto - Appena il 22% dei comuni intervistati svolge un lavoro positivo di mitigazione del rischio idrogeologico e il 43% non fa praticamente nulla per prevenire i danni derivanti da alluvioni e frane". "Complessivamente - prosegue il documento - soltanto il 6% dei Comuni italiani intervistati ha intrapreso azioni di delocalizzazione di abitazioni dalle aree esposte a maggiore pericolo e appena nel 3% dei casi si è provveduto a delocalizzare insediamenti o fabbricati industriali. Nel 69% dei Comuni viene svolta regolarmente un'attività di manutenzione ordinaria delle sponde dei corsi d'acqua e/o sono state realizzate opere per la messa in sicurezza del territorio e dei versanti. Interventi che spesso rischiano però di accrescere la fragilità del territorio piuttosto che migliorarne la condizione e di trasformarsi in alibi per continuare ad edificare lungo i fiumi e in zone a rischio frana".

Ben sette Comuni nella speciale graduatoria allegata al dossier non vanno addirittura oltre lo zero in pagella: sono Bolognetta (Pa), Ravanusa (Ag), Coriano (Rn), San Roberto e Fiumara (Rc), Paupisi (Bn) e Raviscanina (Ce). Centri dove "è presente una pesante urbanizzazione delle zone esposte a pericolo di frane e alluvioni e non sono state avviate attività mirate alla mitigazione del rischio, né dal punto di vista della manutenzione del territorio, né nell'attivazione di un corretto sistema comunale di protezione civile".

Se gli ultimi drammatici avvenimenti che hanno scosso il Paese dal Veneto alla Toscana, dalla Sicilia all Calabria, non fossero bastati, "Ecosistema rischio" per far capire la gravità della situazione e l'importanza della posta in palio fornisce al lettore anche il quadro generale dell'allarme. "Oltre 3 milioni e 500 mila cittadini sono presenti ogni giorno in zone esposte al pericolo di frane o alluvioni", pari a "circa il 6% della popolazione dell'intera penisola". Inoltre, sempre secondo il dossier, "sono ben 6.633 i Comuni in cui sono presenti aree ad alta criticità idrogeologica, l'82% del totale delle amministrazioni comunali italiane". "Solo per fronteggiare queste principali emergenze idrogeologiche, nell'ultimo anno lo Stato ha stanziato circa 650 milioni di euro". "Risorse - afferma ancora il rapporto - fondamentali per il funzionamento della macchina dei soccorsi, per l'alloggiamento e l'assistenza agli sfollati, per supportare e risarcire le attività produttive e i cittadini colpiti e per i primi interventi di urgenza, che però non contribuiscono alla grande opera di prevenzione e manutenzione dei corsi d'acqua di cui avrebbe sempre più bisogno l'Italia".

Per questi motivi, concludono Legambiente e Protezione civile, occorre "un'opera di prevenzione urgente e necessaria attravero la quale affermare una nuova cultura del suolo e del suo utilizzo, scegliendo come prioritaria la sicurezza della collettività e mettendo fine a quegli usi speculativi e abusivi del territorio che troppo spesso caratterizzano ampie aree del Paese". (repubblica.it)

Commenti dei lettori

Al momento non ci sono commenti dei lettori per questo articolo

Inserisci un tuo commento a quest'articolo

Nome:

 

Email:

(non verrà visualizzata)

Messaggio:

 

 

Vi ricordiamo che i commenti inviati verranno prima controllati dall'amministratore di METEORIVIERAPICENA

Visione ottimizzata 1024x768 pixel

Imposta come tua

"Pagina iniziale"

di Internet Explorer

Webmaster

Disclaimer

by meteorivierapicena.net