Il buco dell'Ozono si sta chiudendo

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Venerdì, 29 Gennaio 2010

 

WASHINGTON - Il buco dell'ozono si sta piano piano chiudendo. Lo sostiene uno studio pubblicato da Geophysycal Research Letters. Ma se dal punto di vista ambientale potrebbe apparire una notizia positiva, dal versante scientifico gli esperti fanno notare che il fenomeno potrebbe contribuire all'aumento del riscaldamento globale del pianeta.

Il buco dell'Ozono è stato scoperto alla fine degli anni Settanta. Gli scienziati, fra cui il premio Nobel Paul Crutzen che da tempo collabora agli studi del Comitato Evk2Cnr, rilevarono che sopra l'Antartide lo strato di ozono che ci protegge dai raggi ultravioletti si stava riducendo pesantemente. Colpa dei clorofluorocarburi pesantemente utilizzati nell'industria che, grazie a una pesante campagna degli ambientalisti, nel 1987 vennero messi al bando con il Protocollo di Montreal.

Oggi, 23 anni dopo, gli strumenti hanno rilevato che il celebre "buco" si sta chiudendo e lo strato di Ozono sta tornando ai livelli originari, per intensità e dimensioni. Anche se non tutti sono concordi. La World meteorological Organization sostiene infatti che non tornerà ai valori iniziali prima del 2075 e nelle prossime due decadi il buco nell'ozono si chiuderà solo di poco.

Intanto, però, negli ultimi vent'anni il pianeta sia stato sottoposto a un riscaldamento climatico senza precedenti che ora, con la chiusura del buco, rischia addirittura di peggiorare.

Il buco nell'ozono, infatti, aveva un "pregio". Quello di creare degl ammassi di nubi molto consistenti e luminosi che schermavano l'Antartide dai raggi solari, consentendo alle temperature di restare più basse e limitando le ricadute del riscaldamento prodotto dai gas serra di origine antropica.

Allo stato attuale gli scienziati dell'Università di Leeds, autori dalla ricerca, hanno evidenziato che la formazione di queste nubi va rallentando. Di conseguenza, l'Antartide è sottoposta a maggiori quantità di raggi solari che accelerano il riscaldamento di alcune aree dell'emisfero meridionale.

Lo studio si basa sui dati raccolti tra il 1980 e il 2005 dall'European Center for Medium-Range Weather Forecasts. Dati che mostravano come le nubi difendessero l'atmosfera sopra l'Antartide dal riscaldamento generale del pianeta. Quelle nubi infatti contenevano il 46 per cento di acqua in più rispetto a quelle del resto del mondo.

Sugli effetti del fenomeno di chiusura è presto per fare previsioni. Servono altri studi e, allo stato attuale, è impossibile applicare modelli previsionali affidabili. Così come sono pochi i dati a disposizione per un'altra zona, quella dell'Artico, dove lo strato di ozono si è significativamente ridotto e non pare si ricomporrà nel breve periodo. (scienze.tv)

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