Marea nera: catastrofe ecologica ed economica

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Lunedì, 31 Maggio 2010

 

ROMA - ''Un disastro ecologico ed economico'', dice Marco Curini, zoologo marino all'Universita' di Sassari, secondo cui e' al momento difficile, se non impossibile valutare quanto tempo ci vorra' per sanare i danni fatti dalla marea nera nel Golfo del Messico. ''E' una zona a circolazione praticamente chiusa e la fuoriuscita di petrolio e' spaventosa - spiega Curini - L'onda si sta abbattendo su tutta la costa e le zone salmastre della Louisiana. La catastrofe sta avvenendo in un'area con una sua fauna esclusiva, con effetti la cui entita' e durata e' difficile prevedere: non c'e' un background culturale a riguardo, non sappiamo... L'unica cosa vagamente paragonabile e' quanto accadde nel Golfo Persico durante la guerra''. La zona interessata dalla fuoriuscita di greggio ''e' un'area temperata calda 'imprigionata' all'interno di un'area tropicale, caratterizzata da endemismi unici ed esclusivi. Una zona a circolazione pressoche' chiusa, con un ricambio lentissimo attraverso lo Stretto di Florida''. Lungo le coste della Louisiana e fino alla Florida si estende una serie di zone salmastre - sottolinea Curini - altamente 'produttive' i termini di di vita ed ecosistema. ''Il petrolio - continua il professore - uccide soprattutto per contatto e distrugge la microfauna interstiziale del fondo del mare, che e' alla base della catena biologica dell'ecosistema, che costituisce il cibo dei pesci piu' piccoli, dei gamberetti, dei molluschi... tutto un impatto su una fauna unica che una volta distrutta e' molto difficile possa rigenerarsi''. La fuoriuscita di petrolio sta avvenendo a circa 1500 metri di profondita'. ''La pressione li' e' di oltre 150 atmosfere (un'atmosfera ogni dieci metri di profondita' piu' una che e' quella normale a livello mare) - aggiunge l'esperto - e se il petrolio continua a uscire cosi' tanto nonostante l'enorme pressione dell'acqua vuol dire che si tratta di un giacimento molto considerevole''. Una parte del greggio, quella che finisce sulle spiagge, paradossalmente e' quella che avra' effetti piu' limitati nel tempo, perche' dopo un po' viene 'denaturato' dai batteri e dagli agenti atmosferici. Ma e' il petrolio che rimane sul fondo o che affonda dopo essere solidificato in superficie che preoccupa forse di piu'. ''Conosciamo meglio la superficie di Marte di quanto non siamo stati in grado di mappare il fondo dei mari'', ricorda Curini e sul fondo del mare esiste un immenso patrimonio di biodiversita' molto 'delicato' per l'alta pressione, per la bassa temperatura dell'acqua e per la mancanza di luce. Una biodiversita' comunque fondamentale per la vita. ''In questo momento nella zona interessata dalla 'marea nera' stiamo subendo un impatto acuto - precisa Eva alessi, biologa e responsabile sostenibilita' del Wwf - ma poi avremo una 'tossicita' cronica', ovvero si avranno gli effetti del petrolio soprattutto sul Dna della fauna, con un aumento della frequenza di forme tumorali e degenerative, nonche' effetti mutageni, con possibilita' che questa situazione si diffonda, perche' gli animali che hanno maggiore mobilita' tenderanno ad allontanarsi dalle zone inquinate''. ''E' sicuramente, uno dei piu' gravi disastri ambientali della storia - sottolinea la Alessi - Le previsioni a oggi sono di effetti che dureranno per oltre cinquanta anni, sicuramente alcuni decenni''. Il greggio avvelena non solo gli animali adulti, ma anche e soprattutto le uova, gli avannotti e le forme di vita giovanili di molluschi e crostacei. ''E' una tossicita' diffusa a cui resistono solo le specie piu' robuste e con maggiore resistenza. Ne deriva un grande impoverimento della biodiversita'''. conclude la biologa. (ANSA)

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