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Martedì, 23 Marzo 2010

 

CON LE PAROLE CI FOTTONO di Pier Giorgio Camaioni

Se i politici fossero muti e non potessero fare comizi e pistolotti, potrebbero fare i politici? Non riesco a immaginarlo. Di sicuro, intanto sono sordi. Non che per loro sia un handicap, cosa gli serve ascoltare. E poi neanche lo sanno, credono di sentirci benissimo. In compenso parlano, parlano, parlano… Parole a raffica, le bocche come imbizzarrite pistole. Utili bersagli noi tapini, bucherellati come sagome di tirassegno, ormai non c’esce più sangue, fra poco non staremo neanche più in piedi.

Ma potremmo rispondergli a tono, avendo fiato in bocca, no? ‘Na parola!… è che le nostre parole sono cartucce bagnate. Finte o ad acqua o caricate a salve, le nostre pistole. Mentre quelli hanno corazze. Provi a interloquirci, a contrariarli, a dire “ma”, e ti istupidiscono con una gragnuola di parole. Non mollano. Hanno i caricatori sempre pieni. Ancora non c’uccidono perché gli serviamo vivi, ma con le parole ci fottono. Prima delle elezioni sempre. E anche dopo.

Almeno fossero parole belle, sapienti, originali, sagge, utili, pertinenti. Macchè. Tralasciando quelle scritte (che per lo più evitano o se le fanno scrivere), la fiumana che incessantemente gli tracima di bocca è fatta (quasi) sempre di parole urlate, gonfiate, amplificate, ragliate, scatenate, sfuocate, stonate, rubate, spesso senza senso. Però subdolamente convincenti e ruffiane, con noi indifesi intontiti annientati rassegnati e loro incrollabilmente vispi sicuri inossidabili invalicabili. Loro, campioni di monologhi, allenati dal diavolo. Eppure non dispongono che di 100 parole, sempre quelle, intercambiabili, insistenti, barellate, drogate, se le passano anche tra di loro. Ma tra politici, al di là delle apparenze, anche se fanno sembrare il contrario, non si fanno male. Hanno squame respingenti. Nessuno soccombe. Davanti a noi-spettatori-paganti tengono la scena alla grande: i loro assalti, gli affondi, gli attacchi d’ira, le interruzioni, le urla, i litigi, le loro facce deformate, i loro scatti, i loro vaffanculo…A noi per molto meno scoppierebbero le coronarie. A loro niente. Capacissimi di cambiar istantaneamente ritmo: incazzarsi e ridere di gusto, impennarsi, disperarsi, acquietarsi e reimbestialirsi. A misurargli in quei momenti la pressione, c’avrebbero imperturbabilmente 80 – 120. Scoppiano di salute. Attori nati. Maestri in trucchi. Prestigiatori imbattibili nella misdirection, meglio di Pinetti e Houdini. Materassi di parole e assemblaggi di frasi più zoppicanti che elementari, che fatalmente lievitano e si gonfiano come un soufflé nel forno pre-elettorale.

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