Tumori, ecco perché sono in aumento

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Martedì, 9 Novembre 2010

 

MILANO - Un aumento stimato del dieci per cento negli ultimi dieci anni e 270mila nuovi casi scoperti solo nel 2010. La prevenzione tramite gli screening per la diagnosi precoce, però, funziona a singhiozzo. È la fotografia dello stato dei tumori in Italia scattata nei giorni scorsi a Roma durante il convegno "Comunicare per prevenire" organizzato dal ministero della Salute e dalla Lega italiana per la lotta contro i tumori (Lilt) per presentare i dati della campagna condotta in alcune regioni per sollecitare l’adesione agli screening di diagnosi precoce. Le cause dell’aumento nell’incidenza dei tumori? «L’allungamento dell’età media della popolazione e la crescita dei fattori di rischio come fumo, alimentazione poco sana e cambiamento nel ciclo riproduttivo per le donne» risponde il presidente Lilt Francesco Schitulli. Nello stesso periodo, però, la mortalità per cancro è diminuita, principalmente per tre ragioni: «L’evoluzione della diagnostica che consente di scoprire un numero maggiore di casi - continua Schittulli -, la disponibilità di terapie innovative sempre più efficaci e la funzione, cruciale, della comunicazione».

FUMO E CIBI SBAGLIATI SOTTO ACCUSA - Tabagismo e cattiva alimentazione sono i maggiori colpevoli del peggioramento della nostra salute: le sigarette da sole sono responsabili di circa il 30 per cento dei tumori ai polmoni, alla mammella e al pancreas e il 35 per cento circa di tutti i casi di cancro è imputabile al mangiar male. In particolare, nell’ultimo decennio si è registrato un maggiore numero di neoplasie alla prostata dovuto soprattutto all’invecchiamento della popolazione. Mentre per il tumore al colon retto, cresciuto per entrambi i sessi, la causa è da ricondurre principalmente all’alimentazione scorretta. Tra le donne, poi, sono aumentati anche i casi di tumore al polmone: tutta colpa del tabacco, perché se tra gli uomini il numero dei fumatori si è stabilizzato, soprattutto tra le ragazze è in continua salita. Un discorso a parte merita poi il cancro al seno, che ha fatto registrare 41mila nuove diagnosi nel 2010 e la cui diffusione, secondo la Lilt, è legata al cambiamento nel ciclo riproduttivo delle donne. «Il primo ciclo mestruale, prima, faceva la sua comparsa tra i 12 e i 15 anni - precisa Schittulli -; oggi, invece, arriva tra i 9 e gli 11 anni. La menopausa, un tempo precoce, oggi si presenta dopo i 50 anni. Questo vuol dire che sono aumentati i cicli di fertilità. Aggiungendo il calo delle gravidanze e dell’allattamento al seno, oltre all’aumento dell’età della donna alla prima gravidanza, si crea un mix di fattori favorevoli all’insorgere della neoplasia».

PREVENIRE IL CANCRO SI PUÒ… SOLO IN MEZZA ITALIA - Durante il convegno sono poi stati resi noti i risultati del progetto triennale "Si scrive screening, si legge prevenzione dei tumori" (promosso dal Ministero e condotto dalla Lilt in collaborazione con dieci regioni: Lazio, Puglia, Sardegna, Umbria, Valle d’Aosta, Molise, Basilicata, Provincia autonoma di Trento, Liguria e Calabria) al termine del quale si stima, secondo gli organizzatori, che l’adesione ai programmi di screening contro il cancro sia cresciuta del 15 per cento. Resta però il fatto che in materia di screening per la diagnosi precoce l’Italia risulta ancora spaccata in due: il Nord e il Centro registrano percentuali piuttosto alte di partecipazione, mentre il Sud resta indietro. L’adesione allo screening mammario si attesta oggi intorno al 70 per cento - dicono dalla Lilt -, con una diffusione più massiccia al nord (90 per cento), minore al sud (50). Per la prevenzione del tumore del colon-retto siamo invece intorno al 50 per cento. «La comunicazione è il fattore chiave - aggiunge Schittulli -. Se riuscissimo a coprire l’intero territorio nazionale con i progetti di screening credo che in cinque anni si riuscirebbe a portare il tasso di guaribilità dei tumori che oggi è al 58 per cento a oltre l’80. E nel caso del carcinoma alla mammella, oggi già guaribile in più dell’80 per cento dei casi, si potrebbe arrivare al 95». Invece, se in Umbria il 98 per cento delle donne è stato chiamato a fare la mammografia di screening, in Sicilia ha ricevuto la lettera d’invito solo il 17 per cento delle interessate. E ancora, in Lombardia tutti i residenti tra i 52 e i 69 anni hanno ricevuto il richiamo per lo screening del tumore del colon-retto, ma in Sicilia, Puglia, Marche e Liguria l'invito non l’ha ricevuto nessuno. Infine, i dati pubblicati dal Ministero per l’estensione dei programmi di prevenzione del carcinoma mammario vedono tre regioni più virtuose: l’Umbria (98 per cento), la Basilicata (94) e l’Emilia Romagna (93). Mentre i dati più bassi si registrano in Sicilia (17), Puglia (24) e Sardegna (26). Quanto allo screening per il tumore del colon retto, la situazione migliore, per estensione, si ritrova in Lombardia (102 per cento), Emilia Romagna (92) e Umbria (80), mentre la maglia nera va a Sicilia, Puglia, Marche e Liguria, dove il programma non è stato ancora avviato. (Vera Martinella - corriere.it)

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