Haiti, caos e violenza

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Mercoledì, 17 Novembre 2010

 

WASHINGTON - Ad Haiti il colera potrebbe colpire 200.000 persone e causare fino a 10.000 morti nei prossimi sei-dodici mesi se non ci saranno miglioramenti negli interventi in atto per contrastare l'epidemia. Lo ha detto oggi il dottor Ciro Ugarte, un medico dell'Organizzazione panamericana della sanita' (Ops), facendo riferimento a ''proiezioni'' compiute in base ai dati attuali. Intanto, secondo l'ultimo bilancio ufficiale, ad Haiti sono decedute 1.110 persone su 16.000 contagiati

VANI APPELLI ALLA CALMA - di Martino Rigacci

PORT-AU-PRINCE - E' sempre allarme ad Haiti per l'emergenza colera, mentre nelle ultime ore è stato reso noto il primo caso riscontrato nella confinante Repubblica Dominicana. Nel paese devastato dal terremoto dello scorso gennaio, i morti per l'epidemia sono ormai 1.034: nuovi dati che giungono dopo le proteste anti-Onu di lunedì, che hanno fatto due vittime. Dopo le ultime proteste, il presidente René Preval ha in serata lanciato un appello per la calma. A conferma della gravità della situazione è giunto l'annuncio del primo caso di contagio nella Repubblica Dominicana. Il paziente, ha precisato il ministro della sanità Bautista Rojas, è haitiano, ha 32 anni, è stato ricoverato a Higuey e si chiama Wilmont Lowel. Ormai da settimane il governo dominicano segue con preoccupazione la situazione dell'epidemia ad Haiti, paese con il quale ha una lunga frontiera. Soprattutto negli ultimi giorni, Santo Domingo ha attuato severe misure di controllo per prevenire l'arrivo del contagio, limitando al massimo l'ingresso di haitiani nel paese e gli scambi commerciali con Haiti. A Port-au-Prince oggi è d'altra parte intervenuto il presidente René Preval: "In questi difficili momenti, le proteste e l'instabilità non favoriscono certo le soluzioni", ha sottolineato dopo gli scontri tra manifestanti e i Caschi blu della missione Onu (Minustah), alcuni dei quali ritenuti secondo alcune fonti di aver 'importato' l'epidemia nel paese caraibico.

"Gli spari, il lancio di bottiglie, le barricate non aiuteranno certo ad eliminare il colerà'", ha rilevato Preval, invitando i politici e i candidati alle elezioni (presidenziali e legislative) in programma il 28 novembre "a unirsi in una catena di solidarietà", facendo in modo che l'epidemia non finisca per bloccare la campagna elettorale.

La situazione appare critica non solo a Port-au-Prince ma anche in altri centri abitati del paese. Il responsabile in loco di Medici Senza Frontiere, Stefano Zannini, ha precisato all'ANSA che ormai ci sono "oltre 200 casi ogni giorno. Il numero dei decessi è però in calo, grazie al miglioramento della risposta all'emergenza". Sul fronte delle proteste, in alcune strade di Cap-Haitien (nord, secondo città del paese) e Hinche (centro) ieri gruppi di dimostranti hanno eretto barricate con pneumatici bruciati. Nel ricostruire la dinamica dei gravi incidenti di lunedì, il portavoce della missione Onu ad Haiti, Vincenzo Pugliese, ha definito "orchestrati" tali disordini, ricordando l'importanza del voto di fine mese. Lo stesso Pugliese ha d'altra parte respinto le accuse mosse ormai da giorni contro il contingente nepalese - circa 430 uomini su un totale di più di 8 mila effettivi - della Minustah, responsabile - secondo alcune fonti - di aver 'importato' dall'Asia l'epidemia del colera. "Prima della loro partenza dal Nepal sono stati fatti dei test, e hanno dati tutti negativi". Non è quindi provato un nesso 'nepalesi-virus', ha concluso il funzionario Onu, rilevando che "i dati e test relativi al problema sono nelle mani degli scienziati". (ANSA)

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