Moschini: «Ad essere in crisi non sono i parchi, ma il loro stesso ruolo»

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Mercoledì, 22 Settembre 2010

 

Renzo Moschini, una delle firme del nostro giornale, è stato a lungo impegnato in Federparchi e tutt'ora coordina la rivista Toscanaparchi e il Centro studi sulle aree protette fluviali del Parco di Montemarcello-Magra e comunque è impegnato su questi temi anche con la Collana editoriale dell'ETS sulle aree naturali protette e responsabile dei parchi della Legautonomie.

Per una volta quindi ci mettiamo dall'altra parte del tavolo e proviamo a intervistarlo.

Renzo, Vorrei chiederti prima di tutto un giudizio sulla situazione nazionale dei parchi e come la si sta fronteggiando anche da parte di chi rappresenta istituzionalmente questo ‘comparto' in cosi grave difficoltà?

«Proprio perché mi occupo da così tanto tempo anche sul piano nazionale di parchi, credo di poter dire che questa è sicuramente la fase più critica e preoccupante da quando in Italia si è avviata la nuova stagione delle aree protette iniziata con le regioni a cui è seguita nel 91 l'approvazione della legge quadro 394.

I parchi naturalmente sia nazionali ma anche regionali problemi ne hanno sempre avuti come del resto tutti gli altri soggetti istituzionali. Ma nonostante tutto i parchi sono cresciuti e la loro presenza si è fatta sentire e valere sebbene in misura diversificata tra parchi nazionali e regionali ma anche tra regioni alcune delle quali si sono dimostrate assai più refrattarie e insensibili. Ora però il quadro è decisamente cambiato tanto che un parco regionale storico come quello del Ticino lombardo boccheggia e deve fare i conti con una discarica così come il parco nazionale del Vesuvio. Se i parchi nazionali sono senza il becco di un quattrino - e non parliamo delle aree protette marine- alcune regioni che hanno svolto un ruolo storico come la Lombardia e il Piemonte grazie soprattutto alla Lega sono in affanno come del resto la Campania e il Lazio. E' in crisi il ruolo dei parchi; questo è il punto».

Cosa ha causato questa rapida e imprevista involuzione ?

«Sicuramente l'appannarsi complessivo delle politiche ambientali che hanno visto prima colpire la legge sul suolo così i disastri sono aumentati, poi si è scisso il paesaggio dal piano dei parchi così oggi anziché due piani i parchi dovrebbero farne tre. E poi perché hanno avuto fiato e sostegno tutte quelle azioni e politiche volte ai condoni, i piani casa, i silenzi assenso, la cementificazione più dissennata tutte cose che certo non guardano ai parchi e al loro ruolo con simpatia e giustamente considerato a tutti gli effetti un intralcio. Da qui le sortite prima di Calderoli sulla abrogazione dei parchi regionali, poi i tagli di Tremonti, poi le sortite fasulle del ministro sulla privatizzazione e altre amenità che però -ecco il punto- non hanno incontrato le resistenze e le risposte necessarie specie in certe realtà regionali».

Le istituzioni insomma non hanno reagito e dovere. E Federparchi?

«Le istituzioni regionali e locali da tempo sono in serie difficoltà e per molti versi con l'acqua alla gola di cui risentono anche le loro associazioni rappresentative. Federparchi non sfugge a questo clima e anche la sua opposizione alle misure più rovinose pur accompagnate dalla proposta -snobbata dal ministro- di una conferenza nazionale, non ha ottenuto granchè. E poco -va aggiunto- è stato fatto per innescare anche con le altre rappresentanze istituzionali un confronto serio sul piano nazionale e regionale per azioni e proposte congiunte. Così da evitare, ad esempio, sortite come quella dell'UPI che aveva abboccato alla proposta di Calderoli ignorando che anche l'abrogazione dei parchi regionali alle province non avrebbe portato niente. Insomma non ci sarebbe stata trippa per gatti.

Il versante istituzionale per Federparchi è decisivo ma resta un versante di non facile accesso. Anzi è accaduto e accade che in questo clima alla chetichella -magari in parlamento- si lavori, ad esempio, per consentire nelle aree protette marine nuovi tipi di attracchi etc senza che nessuna muova foglia perché magari neppure lo sa. Il che pone un problema irrisolto per federparchi che è quello di fornire per tempo informazioni e documenti che i parchi non possono cercarsi da soli. Insomma non si riesce troppe volte neppure a mettere sul chi vive di cosa sta succedendo.

Eppure si è riusciti a siglare con la regione Toscana un accordo per Parco libri dedicato appunto alla comunicazione ed anche a istituire un centro studi nazionale sui parchi nella tenuta di San Rossore senza dineticare che qui con il sostegno della regione si stampa Toscanaparchi che non riguarda solo la nostra regione e sempre a Pisa la casa editrice ETS gestsce una Collana nazionale ormai collaudata sulle aree naturali che recentemente come greenreport ha puntualmente informato ha pubblicato un Dizionario sulle aree protette unico in europa.

Insomma i parchi hanno bisogno anche di siti, riviste e libri. (Diego Barsotti - greenreport.it)

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