«Il cervello umano non può più crescere»

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Mercoledì, 10 Agosto 2011

 

MILANO - Il cervello umano avrebbe raggiunto i suoi limiti massimi: se si sviluppasse di più, comprometterebbe le altre funzioni vitali. Insomma, chi sognava che un domani la razza umana potesse acquisire chissà quali poteri telepatici o telecinetici dovrebbe ricredersi: più intelligenti di così, non saremo mai. È quanto sostiene Simon Laughlin, professore di Neurobiologia all'università di Cambridge, nel libro «Work Meets Life», di cui è coautore. Le tesi di Laughlin sono state riportate domenica da diversi giornali britannici, come il Sunday Times, l'Observer, il Daily Mail e il Sun. Secono Laughlin, in milioni di anni di evoluzione umana il cervello avrebbe ormai raggiunto il massimo livello possibile. Pieno fino all'orlo.

NON C'È SPAZIO - A questo punto un'ulteriore crescita si scontrerebbe contro due barriere. La prima è che la miniaturizzazione delle cellule del cervello sarebbe ormai arrivata a un punto limite. Insomma, è un problema di fisica: non c'è spazio sufficiente per un'ulteriore significativa crescita. Inoltre, anche il numero di connessioni tra le cellule - da cui dipende l'intelligenza di una persona - non potrebbe più aumentare in modo significativo a causa della quantità di energia necessaria per farle lavorare.

TROPPA ENERGIA - La seconda «barriera» all'evoluzione sarebbe costituita dal fatto che il cervello umano, pur rappresentando solamente il 2% del peso dell'organismo, consuma il 20% dell'energia: anche minimi aumenti nel potere di azione del cervello provocherebbero dunque un netto aumento dell'energia necessaria a sostenerli. «Abbiamo dimostrato che il cervello deve consumare, per funzionare, tanta energia quanto il cuore, e che i requisiti sono abbastanza alti da limitarne la performance», ha detto Laughlin al Sunday Times. Il collega Ed Bullmore ha aggiunto al Sun: «L'intelligenza ha un prezzo. Diventare più intelligenti significa sviluppare connessioni tra le diverse aree del cervello, ma questo si scontra con i limiti dell'energia disponibile, oltre che con lo spazio necessario per le connessioni».

RISCHIO INVOLUZIONE - Secondo i neurobiologi di Cambridge esiste la possibilità che in futuro, anziché evolversi ulteriormente, la razza umana possa addirittura involvere dal punto di vista dell'intelligenza. Laughlin sostiene che, se la condizione degli esseri umani dovesse cambiare drasticamente, per esempio se venissero a mancare le riserve di cibo, il cervello potrebbe regredire, perché l'energia andrebbe convogliata su altre più utili funzioni. Insomma, altro che superpoteri: potremmo tornare ad assomigliare al nostro antenato, l'uomo di Neanderthal.

PS: pur non conoscendo nei dettagli lo studio in questione ritengo che in questa teoria ci siano presupposti di verità che ritengo però tali sono in relazione alle condizioni "ambientali" in cui oggi l'essere umano è costretto (?) a vivere. Le potenzialità del cervello umano sono sicuramente superiori a quelle mediamente riconosciute come standard, ma per poterle attivare, o meglio riattivare, altre sono le condizioni vitali nelle quali il nostro organismo fisico, psichico ed energetico dovrebbe essere "immerso". Al contrario ci stiamo allontanando sempre di più e sempre più velocemente da questi ipotetici presupposti, tant'è che le naturali conseguenze di questa degenerazione sono già palesemente visibili e purtroppo lo saranno ancor più nei tempi a venire (RG)

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