No alla strage di alberi per la celebrazione della vita...

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Domenica, 4 Dicembre 2011

 

Appello per evitare la barbara usanza del taglio di giovani abeti per santificare il natale

Che il "natale" fosse in verità la ricorrenza del solstizio invernale, celebrato in tutto il mondo antico come simbolo di rinascita della luce e della vita, è cosa ormai risaputa. Gli stessi preti cristiani ammettono oggi candidamente che quella data di fine dicembre, indicata come nascita di Gesù, è solo una cosa simbolica.. Ciò non ostante quello che in passato era un modo per onorare la vita che ritorna, per abbracciare gli alberi e la natura come matrice universale, è -in questo momento di obbrobrio consumista- diventato un modo per accelerare la distruzione del pianeta, attraverso il taglio indiscriminato di alberi, attraverso la distruzione degli ultimi polmoni verdi della Terra, attraverso la fosca tradizione di onorare il "natale" addobbando un albero tagliato di fresco con palle di plastica e luminarie finte. Più che un "natale" potremmo definirlo un "mortale" esempio di ipocrisia e strumentalizzazione della vera tradizione ecologista e spirituale di un tempo. Tra l'altro si è sparsa la moda, finta ecologista, di vendere giovani abeti "con le radici", affermando che così la pianta potrà essere trapiantata a fine natale.. Ma poche son le piante che si salvano, sia perchè durante il mese di permanenza nell'ambiente innaturale di una abitazione di città la pianta spesso tracolla e muore, sia perchè anche se sopravvive non viene trapiantata adeguatamente.. anzi molto spesso diventa un problema perchè "improvvisati" amanti della natura vanno in giro a scavar buche nei luoghi meno idonei per lasciarvi a marcire l'albero.. od a farlo tagliare alla prima occasione dagli addetti comunali od a disturbare la vegetazione autoctona con abeti montani che non sono compatibili con l'ambiente dei parchi cittadini o metropolitani.

La sacralità della natura e degli alberi, simbolo per antonomasia di vita e fornitori dell’ossigeno che ci consente ancora di respirare, viene vilificata dalla consuetudine barbara di offrire milioni di piante alla sceneggiata di un natale che ormai è solo un businnes. Abeti ed abeti tagliati senza pietà per creare un’atmosfera religiosa finta, diciamo basta a questo scempio. Se proprio vogliamo onorare gli alberi e la natura lasciamo che essi crescano dove sono, non danneggiamoli… andiamo nella foresta ed offriamo pensieri d’amore e di riconoscenza verso le piante che ci sostengono…. non tagliamo nemmeno un ramo e persino Gesù, di cui festeggiamo la nascita, ne sarà contento!

A proposito di alberi vivi voglio qui riportare alcuni pensieri di vari autori per ricordare la genuina sacralità della natura e dell'albero.

In Francia Babbo Natale, non usava lasciare i suoi regali sotto l’albero, ma dentro le scarpe dei bambini....

Diceva San Bernardo di Chiaravalle: “Troverai più nei boschi che nei libri. Gli alberi e le rocce t’insegneranno le cose che nessun maestro ti dirà..”

Gli alberi sono sacri perché venivano anticamente considerati manifestazione delle divinità, a loro si pregava per chiedere protezione e aiuto e hanno ispirato miti bellissimi e fantastici. In quasi tutte le tradizioni troviamo l’albero cosmico, asse dell’universo con

le sue radici affondate negli abissi sotterranei e con i suoi rami che s’innalzavano fino al cielo. Essendo l’albero verticale esso congiunge l’universo uraniano con i baratri ctoni, i dei dei cieli con quelli degli abissi.

Gli alberi hanno un’anima. E’ stato dimostrato che una qualunque cellula è autonoma e possiede un sistema che ne regola l’equilibrio e la difesa, in potenza un principio di vita psichica. Esperimenti hanno dimostrato che le piante reagiscono a certi input e che possono sentire benessere, paura, dolore e inoltre che sono capaci di memorizzare.

Per molto tempo, la tradizione dell’albero di Natale, che era una pianta non recisa nei pressi dell'abitazione o della chiesa, rimase tipica delle regioni a nord del Reno, con addobbi di frutta, noci, datteri, a significare “il gioco di Adamo ed Eva". (Paolo D'Arpini)

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