Parte ufficialmente oggi l'Anno internazionale delle foreste

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Lunedì, 24 Gennaio 2011

 

I "media" ne hanno già incominciato a parlare nei giorni scorsi, ma parte oggi ufficialmente l'Anno internazionale delle foreste. L'evento è lanciato a New York, dove si tiene in sede Onu il Forum dedicato al tema. Le foreste sono un grande "contenitore" di biodiversità (all'argomento collegato è stato dedicato l'anno internazionale del 2010) e secondo le ultime stime dell'Iucn (Unione mondiale per la conservazione della natura) generano un valore economico diretto (in termini di cibo, carburante, medicine, energia, guadagni e occupazione), valutato in 130 miliardi di dollari l'anno.

«L'aria che respiriamo - ha dichiarato Julia Marton-Lefevre, direttore generale Iucn - il cibo, l'acqua, il clima che condiziona il nostro presente e il nostro futuro, dipendono tutti dalle foreste. Il 2011 deve essere l'anno in cui il mondo riconosce la vitale importanza delle foreste in salute, per la vita sul Pianeta, per tutte le popolazioni e la biodiversità».

Clima, rispetto ai polmoni verdi, significa grande possibilità di assorbimento di CO2 e enormi risparmi economici: secondi dati Iucn, dimezzare i gas serra fra il 2010 e il 2020 porterebbe ad un risparmio di 3,7 migliaia di miliardi di dollari. «Il problema è che i governi e le agenzie di donatori - ha sottolineato Lucy Emerton, dell' Iucn - non considerano l'investimento in attività forestali controllate a livello locale. Perdono così l'opportunità di rilanciare crescita economica, sviluppo sostenibile e riduzione della povertà».

Il valore ambientale, economico e sociale delle foreste va tutelato partendo dalla soluzione delle criticità che lo mettano in pericolo, in primis la deforestazione. Secondo gli ultimi dati, dal 2000 ad oggi ogni anno il Pianeta ha registrato una diminuzione del patrimonio forestale equivalente all'area di un paese come il Costarica e oggi l'area verde copre il 31% della superficie globale.

Deforestazione e degrado delle foreste sono responsabili di circa il 17% delle emissioni di gas serra a livello globale, dato che gli alberi e la vegetazione sono i fra i principali serbatoi di carbonio (circa 289 Gigatonnellate), stock che però almeno nell'ultimo decennio pare diminuito di circa 0,5 Gigatonnellate. Blocco dell'espansione agricola nell'area delle grandi foreste pluviali tropicali che si localizzano nella fascia equatoriale, fine del commercio illegale attraverso la tracciabilità dei legnami e riforestazione sono alcune delle soluzioni per salvare questo fondamentale ecosistema.

Da quanto emerge dal recente studio di World Resources Institute, South Dakota University e Iucn, condotto per conto di Global partnership on forest landscape restoration (Gpflr), il pianeta ha la possibilità di recuperare un'area di foreste perduta o degradata, grande quanto la Russia, circa un miliardo e mezzo di ettari. Secondo l'analisi, Africa e Asia hanno il maggiore potenziale, ciascuna con circa 500 milioni di ettari di polmoni verdi che possono essere riportate allo stato di salute originario.

«Ripristinare le foreste perdute e degradate del Pianeta è possibile- ha affermato Carole Saint Laurent, dell'Iucn- paesi diversi come Cina, Ghana, Messico, India, Gran Bretagna, Stati Uniti e molti altri, hanno già intrapreso programmi ambiziosi di riforestazione». Una forma di tutela basata sulla "conservazione classica" è rappresentata dal riconoscimento di alcune foreste come siti Unesco: con 100 siti verdi patrimonio dell'umanità, risultano protetti oltre 760mila km quadrati di foreste. Un enorme potenziale di biodiversità quindi, che gode del sostegno per la conservazione intergovernativa fornito dalla Convenzione per i siti del patrimonio mondiale Unesco. (greenreport.it)

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