Tav: la velocità non è un imperativo, la rotaia sì

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Lunedì, 4 Luglio 2011

 

Un pezzo d'Italia che non sembra Italia. Dove migliaia di manifestanti scendono dalla montagna annaspando nel fumo urticante dei lacrimogeni, da cui si provano a difendere spruzzandosi gli occhi di maalox disciolto nell'acqua. Un pezzo d'Italia dove si lanciano sassi e molotov contro le forze d'ordine, dove 5 operai lavorano nel terrore asserragliati in un fortino che vale 800milioni, ma che costa enormemente di più, economicamente, ambientalmente, socialmente. Dove c'è chi parla prima di "prove di dittatura", poi di "black bloc da arrestare" dopo che il suo sempre più ex devoto popolo a 5 stelle massacra virtualmente la sua fama sempre più virtuale. Dove neppure Pasolini viene lasciato in pace per descrivere quei figli di papà, o quei bamboccioni o quei giovani sempre più precari che scendono dai monti armati di limone contro i fumogeni e di sassi contro le istituzioni.

Rischiando di perdere di vista il contesto.

Il contesto è un'Europa che aveva sognato il collegamento ad alta velocità per le merci, in questo caso est ovest, da Kiev a Lisbona, o giù di lì. E aveva messo sul piatto un po' di soldi da integrare con fondi statali, che in molti casi, complice la crisi del 2008, non sono mai arrivati.

L'alta velocità da Madrid a Lisbona, per esempio, è già stata seppellita nell'oblio della crisi. In qua e in là invece, sparsi per l'Europa pezzi di tav attendono di essere collegati fra loro.

La Tav Torino Lione è un bruscolino, neppure poi così importante: perché è vero che le merci che viaggiano via rotaia hanno un impatto ambientale e sanitario (incidenti e inquinamento) molto inferiore rispetto ai tir che viaggiano in autostrada. Ed è vero che l'Italia è il Paese più gommato di tutti in Europa, però è vero che prima di mettere le merci sull'alta velocità, sarebbe stato importante (e probabilmente sufficiente) mettere le merci su rotaia, su tratte esistenti o su tratte raddoppiate laddove fosse necessario, senza per forza dover star inseguire minuti in meno a fronte di montagne scavate come emmenthal (che diventa in realtà un cheesecake se si guarda alle fette da dividersi dell'immensa torta di progettazioni e appalti che stanno dietro all'opera).

Minime modifiche e accorgimenti avrebbero consentito di ottenere gli stessi risultati ma con sforzi infinitamente minori, rispetto a una Tav effettivamente sovradimensionata per i volumi attuali e futuri di traffico previsti per quell'asse, come da sempre ricordano gli oppositori a questo progetto.

Questo è il contesto. Poi c'è la violenza da una parte e dall'altra, che è anche violenza mediatica, da una parte e dall'altra. Perché è vero che la manifestazione di ieri in Val Susa era stata «pacifica, allegra e piacevole - come spiega Legambiente - ma è anche vero che i gravi scontri che si sono poi verificati vanno condannati con forza, anche perché danneggiano i manifestanti legittimamente in piazza per rivendicare richieste lecite e motivate».

I black bloc, sono arrivati, è inutile negarlo, come è innegabile che gran parte dei manifestanti avesse intenzioni di pacifica resistenza non violenta. Evitiamo dunque i complottismi da una parte le destabilizzazioni dall'altra. Le violenze non sono mai giustificabili e bene ha fatto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a ricordarlo.

Così come fa bene Legambiente - che ha partecipato ieri alla manifestazione organizzata dai No Tav in Val Susa - a ricordare che al di là di tutto e nonostante il contributo dall'Europa, parliamo di un'opera «destinata a trasformarsi in una voragine per il nostro debito pubblico, e sollecitiamo un nuovo e appropriato piano trasportistico basato sui bisogni reali del Paese».

Il Paese, ribadiamo noi, non ha bisogno di questo Tav insostenibile ambientalmente, economicamente e socialmente, ha bisogno invece di incentivare il trasporto merci su rotaia, basterebbero appunto piccoli aggiustamenti, che potrebbero essere addirittura a costo zero: semplicemente spostando o vincolando a una mobilità più sostenibile (treno e navi) gli aiuti che ogni anno vengono rinnovati agli autotrasportatori. (Diego Barsotti)

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