Siccità e fame nel corno d’Africa: è allarme rosso

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Giovedì, 21 Luglio 2011

 

La Fao ha annunciato oggi che «Un vertice ministeriale d'emergenza si terrà a Roma questo lunedì 25 Luglio 2011, per discutere le misure da prendere per affrontare la crisi nel Corno d'Africa e mobilizzare il sostegno internazionale a favore dei paesi colpiti. Il vertice, organizzato dalla Fao su richiesta della Presidenza Francese del Gruppo dei 20, vedrà riunirsi ministri e rappresentanti di alto livello dei 191 paesi membri della Fao, di altri organismi Onu, di organizzazioni inter-governative, di organizzazioni non-governative (Ong) e di banche di sviluppo regionali».

Parteciperanno: Bruno Le Maire, ministro francese dell'agricoltura e dell'alimentazione, (per la Presidenza Francese del G20); un rappresentante di alto livello per il Corno d'Africa; Jacques Diouf, direttore generale della Fao; Valerie Amos, sotto-segretaria generale e coordinatrice delle Operazioni di soccorso d'emergenza dell'Onu; Josette Sheeran, direttore esecutivo Wfp; Kanayo F. Nwanze, presidente Ifad; Barbara Stocking, direttore esecutivo di Oxfam Gran Bretagna.

La Fao chiede alla Comunità internazionale di prendere finalmente coscienza dell'aggravamento della siccità nel Corno d'Africa (e in altre regioni del pianeta) che sta portando ad una vera e propria crisi umanitaria che si è rapidamente trasformata in una tragedia della fame di proporzioni inimmaginabili.

La situazione deve essere davvero critica se è riuscita a smuovere il sonnolento G20, che ha chiesto di «Esaminare le misure che potrebbero essere messe in opera contro la crisi che compromette gli approvvigionamenti alimentari ed i prezzi in diversi Paesi. Però sarà difficile che sul tavolo di Roma arrivino i soldi necessari perché, come spiega la Fao, «La riunione non è prevista in quanto tale come conferenza di annuncio di contributi».

In un rapporto speciale pubblicato il 20 luglio, la Managed Food Security and Nutrition Analysis Unit for Somalia della Fao e il Famine Early Warning Systems Network hanno proclamato ufficialmente lo "stato di fame" in due regioni del sud della Somalia: Bakool e Bas Shabelle. Lo Stato di fame viene dichiarato utilizzando un indicatore chiamato "Fase di classificazione integrata della sicurezza alimentare" che si articola intorno a 3 criteri principali: accesso estremamente difficile al cibo per grandi parti della popolazione; tasso di malnutrizione acuto che supera il 30% della popolazione; tasso di mortalità lordo che supera le due persone al giorno per 10.000 abitanti. Attualmente a Bakool e Bas Shabelle la malnutrizione acuta colpisce il 50% e il tasso di mortalità supera le 6 persone al giorno per 10.000 abitanti. Il rapporto lancia un allarme ancora più preoccupante: «Nei prossimi uno o due mesi, la fame sarà generalizzata in tutta la Somalia meridionale». Tenendo conto delle crisi alimentari in corso in quel che rimane della Somalia e negli Stati autodichiaratisi indipendenti del Puntland e del Somaliland, negli ultimi 6 mesi il numero dei somali che hanno bisogno di un aiuto umanitario è passato da 2,4 milioni a 3,7 milioni.

Intanto in quello Stato fantasma, una ex colonia italiana, sono già morti di inedia e fame (e di indifferenza dei ricchi) decine di migliaia di esseri umani e la cosa potrebbe ancora aggravarsi se non arriveranno altri aiuti urgenti. Secondo La Fao ci vogliono almeno 120 milioni di dollari per fronteggiare la siccità nel Corno d'Africa e fornire assistenza rapida ad agricoltori e allevatori. Jacques Diouf ha detto: «Dobbiamo prevenire una tragedia umana di vaste proporzioni. Oltre all'aiuto alimentare urgente che è richiesto oggi, dobbiamo anche investire di più negli interventi sostenibili immediati a medio e lungo termine, per aiutare gli agricoltori e le loro famiglie a proteggere i loro averi e continuare a produrre il cibo».

La crisi però colpisce l'insieme del Corno d'Africa, compresi il nord del Kenya e il sud dell'Etiopia, la piccola Gibuti e anche la regione di Karamoja in Uganda. Dei 120 milioni di dollari in più necessari, 70 dovrebbero andare alla Somalia, e 50 milioni ad Etiopia, Kenya, Gibuti e Uganda, non dimenticandosi le crisi umanitarie devastanti poco più a nord: in Sudan e nel nuovo Stato indipendente del Sud Sudan, per i quali la Fao ha lanciato un appello per raccogliere 37 milioni di dollari.

Rod Charters, che coordina le attività d'emergenza della Fao in Africa orientale, è quasi alla disperazione: «Non dobbiamo perdere di vista che c'è una piccola finestra di opportunità per prevenire morti e miseria su vasta scala. Attualmente nei Paesi vicini, cioè il Kenya, l'Etiopia e Gibuti, 7,9 milioni di persone hanno bisogno di un aiuto alimentare urgente. L'aiuto apportato attraverso l'agricoltura e l'allevamento non fornisce solo il cibo indispensabile, ma procura anche delle entrate alle famiglie e dobbiamo dare alle persone colpite dalla siccità la chance di ricostruire la loro vita». (greenreport.it)

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