Dissesto idrogeologico: la prevenzione si fa solo sulla carta

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Venerdì, 6 Maggio 2011

 

Previsione, prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico sono tre fasi previste anche per legge per controllare il dissesto idrogeologico ed evitare o ridurre il rischio che si verifichino frane e alluvioni con conseguenze spesso catastrofiche. Per rendere pratiche le fasi suddette ci vogliono anche risorse economiche, ma come ha dichiarato Gianvito Graziano, presidente nazionale dei geologi, «sulla prevenzione poco o nulla si sta facendo. Quest'anno al ministero dell'Ambiente sono stati scippati, con l'ultimo Milleproroghe, 300 milioni di euro che erano destinati alla difesa del suolo».

Manca poi l'"attenzione" nella pianificazione urbanistica specialmente locale che porta ancora a consumo eccessivo di suolo e nella gestione complessiva del territorio a livello di bacino, fattori antropici che accelerano (se non provocano direttamente) i dissesti idrogeologici che avvengono naturalmente. Nemmeno la perdita di vite umane è "servita" per far cambiare atteggiamento, per indirizzare la gestione territoriale verso la sostenibilità ambientale di lungo periodo, senza la quale anche la sostenibilità economica è solo fittizia e momentanea. Qualcuno, magari la generazione successiva, alla fine paga a caro prezzo le prevaricazioni dell'uomo sull'ambiente.

«Nonostante i 160 morti di Sarno e le altre sciagure che si sono succedute in Campania anche in anni successivi, sul problema della difesa del suolo resta ancora tantissimo da fare. Invece si continuano a tagliare sempre più i fondi per il dissesto idrogeologico e non viene avviata nessuna politica di previsione e di prevenzione» ha accusato Francesco Peduto, presidente regionale dell'Ordine dei geologi della Campania, a margine del convegno "Le frane in casa: 1998-2011. Da Sarno ad oggi" e poi ha ricordato come subito dopo l'emergenza, a Sarno erano stati attivati i presidi territoriali.

«Presidi che hanno consentito di tenere la popolazione nelle case durante il periodo dell'emergenza. Questi presidi sono stati anche oggetto di pubblicazioni scientifiche perché ritenuti esempio formidabile di prevenzione sul territorio. Adesso non ci sono più e i loro tecnici, assorbiti dalla Regione, sono stati destinati ad altro, nonostante la legge ne preveda la costituzione in tutti i comuni con aree a alto rischio idrogeologico».

E a proposito di norme si parla da tempo di un testo unico sulla difesa del suolo che riveda le competenze lungo la filiera decisionale evitando sovrapposizioni e contrasti. A tal proposito nei giorni scorsi in Senato il gruppo del Pd ha presentato un disegno di legge primo firmatario Alfonso Andria.

«C'è un vuoto da colmare e c'è la necessità di rafforzare le competenze e le responsabilità istituzionali -ha spiegato Andria - la prima cosa da fare è quella di rendere permanenti le strutture tecnico scientifiche presso le Regioni con un ufficio geologico permanente. Solo quest'ottica di sistema, sapere bene chi fa e che cosa, può darci maggiore sicurezza per il futuro». (greenreport.it)

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