Fermo biologico più lungo, servono fondi

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Mercoledì, 16 Marzo 2011

 

San Benedetto del Tronto - Si è parlato di tutto nel faccia a faccia andato in scena ieri, nei locali della capitaneria di porto, tra il dirigente della direzione generale della pesca Vincenzo De Martino e i rappresentanti della marineria sambenedettese. Dal fermo biologico alle metodologie di pesca, i marittimi hanno avuto modo di far capire al dirigente del ministero che non c’è nessuna voglia di piangersi addosso ma soltanto quella di essere messi in condizione di poter ripartire.

Ma in quali condizioni? Il coordinatore dell’Assimpesca Nazzareno Torquati, lo ha chiesto a De Martino: “Parliamo di voltare pagina - ha affermato – di aprire una nuova era della pesca ma non possiamo certo pensare di farlo con le stesse attrezzature in uso da trent’anni”. De Martino ha convenuto parlando di ricerca e sviluppo. I marittimi hanno aggiunto la necessità di corsi di formazione, nuove e regolamentate metodologie di pesca e, ancora una volta, di attrezzature che siano meno invasive e che consentano un minor dispendio di carburanti.

Ma non sembrano esserci ancora idee chiare sul fermo biologico nel senso che si continua a parlare di un’estensione del periodo di stop alle barche ma, all’orizzonte, non si vedono soluzioni. Tutti sembrano concordare con le osservazioni dei marittimi, che sono poi le stesse provenienti da molti altri porti d’Italia, ma le modifiche sembrano essere lontane anni luce. L’argomento lo ha messo sul tavolo il vicepresidente dell’Assimpesca Giovanni Romani ed è stato raccolto anche dall’ammiraglio Antonio Pasetti, capo reparto pesca del Comando generale delle capitanerie di Porto, presente all’incontro.

L’ammiraglio ha parlato della necessità di incentivare il discorso del fermo, allungandone la durata in base a criteri scientifici ma solo nel momento in cui si sarà in grado di dare contributi e incentivi sufficienti a gestire le attività di pesca durante lo stop.

Franco Bruni, ex lamparista sambenedettese, ha invocato la possibilità che quei contributi possano essere reperiti attraverso i fondi europei per la pesca. “Solo soldi - ha sottolineato De Martino - che vengono affidati per oltre il 60 per cento alle autonomie locali, in questo caso le Regioni, e non è quindi il ministero ad avere la voce più importante, e questo sarà fino al 2013 dopodichè le intenzioni sono quelle di aumentare ulteriormente la parte e le responsabilità gestionali delle regioni”.

E sui tanto invocati cambiamenti alla metodologia di fermo biologico ha parlato di “Numerose ipotesi sul tavolo”. Presente anche l’assessore provinciale Filippo Olivieri e quello comunale alla pesca Settimio Capriotti. (Emidio Lattanzi - corriereadriatico.it)

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