“Gas nel sottosuolo sambenedettese? Minaccia per turismo e salute”

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Mercoledì, 2 Novembre 2011

 

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Ci siamo occupati molto della vicenda dello stoccaggio di gas nel sottosuolo di San Benedetto nel corso dello scorso anno. Non eravamo presenti lunedì scorso all’incontro in oggetto della lettera che Alfredo Vitali, nostro assiduo e antico lettore, ci invia di seguito. Non per questo non vogliamo ancora approfondire la questione, mettendo a confronto pareri nel caso opposti. La lettera di Vitali, ad ogni modo, offre un contributo importante dal quale ripartire.

Gentile direttore,
lunedì 31 ottobre ho partecipato, presso la sala Don Marino della chiesa di Cristo Re, all’incontro informativo sul deposito di stoccaggio del gas (spesso erroneamente chiamato rigassificatore) che si vuole impiantare nel Comune di San Benedetto in zona Agraria.

Sapevo della sua pericolosità, ma sentirne parlare da degli esperti, un geologo ed un tecnico che lavora in centrali di questo tipo, ha reso ancor più evidente la necessità di evitare che una simile opera sia realizzata.

Sarebbe la fine per San Benedetto, sicuramente dal punto di vista turistico, ma soprattutto, anche sotto il profilo sanitario (ai voglia a parlare di Area Vasta).

Le conseguenze sarebbero (in modo molto sintetico):

  • aumento incontrollato delle polveri sottili, dell’ossido di azoto e dell’inquinamento in generale con conseguente incremento di tumori;

  • possibilità di inquinamento delle aree circostanti, delle falde acquifere ed anche del mare da parte dei materiali di scarto;

  • possibilità di scosse sismiche o di avvallamenti del suolo (non ricordo precisamente il termine tecnico) dovuto alla continua alternanza di immissione ed estrazione del gas;

  • inquinamento acustico molto forte non solo nei primi 2 -3 anni di trivellazioni, ma anche durante il periodo dell’esercizio;

  • non si sa dove verranno stoccati i materiali inquinanti che saranno estratti durante il periodo di trivellazione;

  • deprezzamento delle abitazioni di circa il 50%.

Queste le più importanti conseguenze.

E’ importante sapere che il problema non riguarda la sola zona Agraria, ma tutta San Benedetto. Infatti il “serbatoio naturale” interessato, si estende fino al centro di San Benedetto, e le polveri sottili verrebbero spinte dal vento soprattutto a San Benedetto e nelle zone circostanti; paradossalmente la zona Agraria sarebbe quella che soffrirebbe meno di questo aspetto.

Dico questo perché sembra che i residenti di San Benedetto centro non si sentano toccati minimamente dal problema mentre invece ne sarebbero travolti. D’altra parte anche molti dei residenti di Porto d’Ascoli non sono consapevoli del pericolo, così come mi sembra che non ne siano consapevoli le varie associazioni di commercianti e gli imprenditori turistici.

La cosa più preoccupante è che la Regione Marche, cui spetta la decisione sulla realizzazione dell’impianto, ha affermato, anche se non ufficialmente, di essere favorevole. Ed infatti per evitare che il sindaco (per ora completamente assente, anzi quasi complice della Regione per non aver inviato la lettera di rifiuto entro i 60 giorni di tempo) spinto dai cittadini potesse bloccare il progetto, ad esempio invocando problemi di impatto ambientale (alluvioni, sforamento dei decibel…) ha inserito nelle pieghe della legge per il bilancio una legge porcata che praticamente toglie ai comuni la possibilità di decidere in materia di impatto ambientale: la 12878 (ex 367/2009), con la quale intende destituire i comuni dalle proprie funzioni e prerogative , a vantaggio della discrezionalità dell’autorità precedente, in marito alle valutazioni ed autorizzazioni impatto ambientali. Da notare bene che la proposta di legge è stata redatta da colui che la deve applicare. Una vera mascalzonata.

Vista la diffusione del suo giornale, le scrivo perché possa con i suoi articoli cercare di sensibilizzare al più presto i cittadini al problema e che magari riesca a creare un caso politico riguardo alla legge porcata, coinvolgendo i sindaci ed i politici (peraltro credo che ancora molti non sappiano della cosa) in modo che la Regione si trovi costretta a rinunciare alla legge.

Il tempo sta per scadere, bisogna sbrigarsi. (rivieraoggi.it)

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