Inquinamento, droga e troppi farmaci: i pesci diventano ermafroditi

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Venerdì, 2 Settembre 2011

 

ORMONI, cocaina, antibiotici: per le droghe e i farmaci consumati dagli umani, tutte le strade portano ai fiumi. Dopo essere state espulse dal nostro organismo, queste sostanze finiscono così col rinnovare la loro azione nell’organismo dei pesci. A farne le spese in questo momento sono i gobioni della Dore, che imbottiti di anticoncezionali hanno perso la loro identità sessuale.

A valle del villaggio di Vertolaye, che ospita uno stabilimento della Sanofi, il 60 per cento degli esemplari è ermafrodito e presenta livelli fuori norma di una proteina che si chiama vitellogenina ed è localizzata soprattutto nelle uova. A monte dell’impianto invece i ricercatori dell’Istituto nazionale francese per i rischi industriali e ambientali hanno osservato solo il 5 per cento di esemplari con i tratti sessuali sia maschili che femminili.

Se l’origine dei problemi dei gobioni francesi sta in un’industria, i pesci del Po si riforniscono dei cataboliti della cocaina direttamente dalle fognature della valle Padana. L’istituto di ricerca farmaceutica Mario Negri misurò nel 2005 enormi livelli di residui di droga, concludendo che nel più grande fiume italiano scorrono ogni giorno quattro chili di cataboliti della cocaina (cioè di molecole leggermente differenti dalla droga vera e propria, trasformate dal passaggio nell’organismo umano).

"Per ogni mille giovani adulti - hanno scritto i ricercatori sulla rivista Environmental Health - si consumano quotidianamente

almeno 27 dosi da cento milligrammi. Il consumo complessivo sarebbe di 40mila dosi al giorno, un valore molto più elevato rispetto alle stime delle fonti istituzionali".

Lo studio italiano fece scuola e venne ripetuto l’anno successivo nel bacino del Potomac su ordine dell’Office of National Drug Control della Casa Bianca, mentre sul Po l’analisi venne estesa ai residui di altre sostanze stupefacenti: anfetamine, ecstasy, morfina, eroina e cannabis.

"Dopo l’assunzione di una dose - spiegarono i ricercatori del Mario Negri su Analytical Chemistry - i residui delle droghe vengono eliminati con le urine e raggiungono i depuratori con le acque fognarie e quindi i fiumi". Sia nel Potomac che nel Po i livelli riscontrati furono molto più alti delle stime basate sui sequestri delle forze dell’ordine o sulle confessioni dei consumatori.

Nemmeno i pesci assuefatti alla cocaina, però, rappresentano un problema sociale così grave come i microrganismi inzeppati di antibiotici. A valle di un impianto farmaceutico nei pressi di Hyderabad, in India, un’equipe dell’università di Goteborg, a febbraio di quest’anno, ha trovato una grande percentuale di batteri resistenti agli antibiotici. I microrganismi che sopravvivono a questi farmaci, infatti, si moltiplicano e formano colonie inattaccabili. Che prima o poi, chiudendo il ciclo, finiscono col tornare a noi umani. (repubblica.it)

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