L'altra crisi silenziosa dell'Europa

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Lunedì, 13 Febbraio 2012

 

L'Europa è in crisi. Una crisi economica e dell'euro. Merkel e Sarkozy dominano le prime pagine dei nostri giornali. Al momento gli economisti e le loro analisi sembrano interessare sempre più persone delle previsioni del tempo. E i Paesi della zona euro cercano disperatamente di raccogliere 500 miliardi di euro per riempire il suo fondo di emergenza. Questa crisi è molto forte e difficile da controllare.

Dietro questa crisi fin troppo presente è in atto una crisi silenziosa: l'estinzione di animali e piante e la distruzione degli habitat naturali. La perdita di biodiversità. Anche se ci consideriamo i guardiani del pianeta Terra, siamo responsabili di un tasso di estinzione che è stato superato solo dalla scomparsa dei dinosauri 65 milioni di anni fa.

La perdita di biodiversità non è terribilmente difficile da fermare. La cosa più importante è la volontà politica di agire. Le belle parole non bastano. Il Consiglio ambiente del dicembre 2011 è stato molto deludente. Una delle cose più importanti che dobbiamo fare per la biodiversità , il mainstreaming, non è stato riconosciuta dal Consiglio. E' tuttavia essenziale che integriamo la biodiversità in tutti gli altri campi della politica, come l' agricoltura, la pesca, lo sviluppo e politica commerciale.

L'agricoltura è fondamentale, dato che il 50% della superficie europea è terreno agricolo. La natura non può sopravvivere senza l'utilizzo di questa terra. Con misure relativamente semplici, come l'utilizzo di un minor numero di pesticidi, piantare da fiori lungo i campi e l'utilizzo di meno fertilizzanti, so possono ottenere enormi vantaggi. Con le pratiche correnti, le aree agricole spesso non sono altro che i deserti biologici.

L'argomento della pesca non ha bisogno di alcuna spiegazione. Se non ci affrettiamo, i nostri mari saranno vuoti ed avremo bisogno di trovare le ricette per le ultime specie rimaste: le meduse.

Inoltre, abbiamo bisogno di arricchire i nostri conti nazionali con il capitale naturale. La concessione di una foresta crea crescita economica. Lasciare intatta una foresta non si riflette sui nostri conti. Anche un bambino capisce che questo non è giusto. Ciò significa anche che nell'economia reale il valore della natura deve essere parte dei costi produttivi. Dobbiamo porre fine alla pratica dei "free riders", fare soldi distruggendo la natura e inviando fatture virtuali ad una gran parte della società. Per questo, dobbiamo creare nuovi strumenti finanziari per la conservazione della natura. Ma dobbiamo andare oltre. L'Ue dovrebbe introdurre il cosiddetto "Net Loss principle". Ciò significa che i progetti, pubblici o privati, non dovrebbero avere alcun impatto negativo sulla biodiversità. Se così fosse, il danno deve essere compensato.

Un'idea interessante è quella di creare parchi naturali europei, quasi uguali a parchi come il Serengeti in Africa e Yellowstone negli Usa. L'Europa ha diverse aree di grandi dimensioni con terreni agricoli poveri che vengono abbandonati dagli agricoltori e dagli altri abitanti. Cerchiamo di mantenere questi agricoltori nelle loro aziende, dando loro molte sovvenzioni comunitarie. Essi non hanno nessuna prospettiva, né ne hanno queste regioni. La creazione di parchi per la fauna selvatica e scenari dinamici per nuove attività come il turismo potrebbero radicalmente trasformarle in alcuni dei luoghi più emozionanti d'Europa.

Dobbiamo convincere i nostri leader politici del fatto che la tutela del nostro patrimonio naturale non è solo una politica di lusso in tempi di prosperità, ma che in realtà migliora la nostra qualità della vita e l'economia. Questa crisi silenziosa merita la loro attenzione tanto quanto la crisi economica. (*Gerben Jan Gerbrandy - greenreport.it)

*Europarlamentare olandese del partito D66, aderente al gruppo Alleanza dei Liberali e democratici per l'Europa (Alde), relatore per la biodiversità al Parlamento europeo. Questo articolo è stato pubblicato sul sito dell'Iucn con il titolo "The silent crisis"

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