Consiglio sulla sicurezza dell'Onu della sostenibilità planetaria

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Sabato, 28 Gennaio 2012

 

Purtroppo non sembra molto diffusa la consapevolezza che ci troviamo in un momento storico completamente inedito per l'intera umanità, momento che richiede una capacità di visione e di leadership senza precedenti nella nostra storia.

La pressione umana sui sistemi naturali ha raggiunto un tale livello di ampiezza e profondità che il rischio di disastri ambientali globali si sta facendo sempre più probabile, mentre proliferano numerosi disastri in ambito regionale e locale. Ridurre concretamente questi livelli di rischio, cercare di evitare il sorpasso dei punti critici (Tipping Points) planetari, richiede una vera mobilitazione istituzionale internazionale che può essere paragonabile, per scala ed importanza, alla riforma della governance istituzionale internazionale che seguì la fine della seconda guerra mondiale. La comunità scientifica internazionale e una grande parte della società civile (soprattutto quella organizzata nelle associazioni) richiede a viva voce una profonda riforma dell'architettura della governance globale.

La nostra specie ha assunto ormai un ruolo preminente di attivatrice dei grandi cambiamenti ambientali globali e gli effetti che tali cambiamenti provocano sulle stesse società umane possono ormai diventare catastrofici proprio per noi stessi, le nostre economie ed il nostro benessere.

Noi siamo quindi parte attiva di tali cambiamenti, giungendo persino a ridurre o modificare profondamente le opzioni evolutive dei sistemi naturali e, nello stesso tempo, miniamo alla base quegli equilibri dinamici che hanno permesso la nostra grande espansione numerica e qualitativa su questo splendido pianeta Terra.

Sybil Seitzinger, direttrice esecutiva dell'autorevolissimo International Geosphere-Biosphere Programme ( vedasi il sito www.igbp.net, uno dei programmi di ricerca sul cambiamento globale dell'Earth System Science Partnership, cioè del grande partenariato sulle scienze del Sistema Terra) ha ricordato che la grande accelerazione della pressione delle attività umane sulla natura, che è stata registrata, in particolar modo, dagli anni Cinquanta del Novecento, ha provocato al Sistema Terra delle modificazioni tali i cui effetti non si vedranno e subiranno solo durante il secolo in corso, ma anche per centinaia e migliaia di anni a venire.

Lidia Brito che dirige la divisione Natural Science dell'Unesco ha ricordato che il bisogno di nuove modalità di approccio alle sfide ambientali è sempre più evidente ed è confermato dal fatto che lo scorso anno hanno avuto luogo almeno 950 "catastrofi naturali", quasi tutte connesse ai cambiamenti climatici (come puntualmente registrato dai rapporti annuali delle compagnie assicurative come quelli curati da Munich-Re), un livello del 50% superiore alla media annuale di eventi di questo tipo relativi ai precedenti tre decenni. La Brito ci ricorda chiaramente che non si può più ragionare mantenendo il sistema economico e politico globale come se fosse separato rispetto all'intero sistema Terra. E' giunto ormai il tempo per attivare una vera rivoluzione culturale del nostro approccio nei confronti della natura, ciò che gli scienziati definiscono Planetary Stewardship, cioè la capacità di esercitare un ruolo collettivo nel prendersi cura della Terra e non il ruolo di chi la distrugge. Su questo argomento, tema centrale per il futuro di noi tutti, e' stato pionieristico il rapporto pubblicato dall'Unep (Programma Ambiente delle Nazioni Unite), dall'Iucn (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) e dal Wwf dall'appropriato titolo "Caring for the Earth. A Strategy for Sustainable Living" (Prendersi cura della Terra. Una strategia per un vivere sostenibile) del 1991, un anno prima della Conferenza Onu di Rio de Janeiro del 1992.

Questo è ormai il parere espresso dai numerosi autorevoli scienziati che stanno preparando la grande conferenza voluta dall'International Council for Science (ICSU, www.icsu.org) e dall'Earth System Science Partnership (ESSP, www.essp.org ) , cioè dalla prima e più grande organizzazione scientifica mondiale e dal partenariato più autorevole sulle ricerche relative al cambiamento globale, dal titolo "Planet Under Pressure:New Knowledge Towards Solutions (www.planetunderpressure2012.net ) che avrà luogo a Londra dal 26 al 29 marzo prossimi.

Il "momento" istituzionale internazionale per ridisegnare la governance globale può essere costituito proprio dalla grande Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile (vedasi www.uncsd2012.org) che avrà luogo nel giugno prossimo e che ha due principali obiettivi: l'approfondimento della Green Economy e quindi le possibilità per una nuova impostazione economica delle nostre società e l'avvio di un nuovo framework istituzionale per rendere concrete le politiche di sostenibilità a livello globale e locale.

Uno degli interessantissimi programmi che la comunità scientifica che si muove attorno alle ricerche del cambiamento globale ambientale (GEC, Global Environmental Change, che costituisce è una delle basi fondamentali della scienza della sostenibilità) sta producendo si intitola proprio "Earth System Governance" (vedasi il sito www.earthsystemgovernance.org) .

L'obiettivo di questo programma internazionale è quello di individuare le modalità per affrontare concretamente un sistema globale di governance del Sistema Terra in tutte le sue componenti, da quelle fisico-chimiche a quelle biologiche, a quelle sociali, economiche e politiche.

Per la preparazione alla Conferenza di Rio del giugno prossimo il team di scienziati che sta organizzando la conferenza di Londra "Planet Under Pressure" ha iniziato a predisporre degli interessanti documenti, i Policy Brief per Rio+20 (come viene comunemente definita la Conferenza di Rio del giugno prossimo che avrà luogo sempre a Rio de Janeiro, venti anni dopo come il famoso Earth Summit dell'ONU del giugno 1992).

Sino ad ora ne sono stati pubblicati cinque dedicati alla sicurezza idrica, alla sicurezza alimentare, alla trasformazione della governance e delle istituzioni, alla biodiversità ed agli ecosistemi, ai rischi interconnessi ed alle soluzioni da adottare per affrontarli (questi Policy Brief si possono scaricare dai già citati siti della Conferenza di Londra, Planet Under Pressure e dall'IGBP.

Tra i 5 Policy Brief pubblicati, tutti molto interessanti, uno porta il titolo "Transforming governance and istitutions for a planet under pressure", ed è stato in particolare predisposto dagli studiosi dell'Earth System Governance.

Oggi abbiamo oltre 900 "trattati" ambientali che sono stati attivati negli ultimi 40 anni ma, nonostante questo ricco numero, il livello del degrado ambientale indotto dall'intervento umano ha raggiunto livelli senza precedenti.

E' indispensabile rafforzare i contenuti e l'efficacia dei trattati ambientali internazionali. Devono prevedere precisi obiettivi, criteri e monitoraggi per verificarne i progressi, devono essere strutturati per essere flessibili e adattabili ai mutamenti nelle problematiche e nei contesti, devono prevedere procedure chiare per incorporare rapidamente gli avanzamenti della ricerca scientifica, devono essere sistematicamente rivisti per valutarne la reale efficienza ed efficacia.

E' fondamentale gestire gli eventuali conflitti che si possono verificare tra i contenuti dei diversi accordi multilaterali, in particolare i conflitti esistenti tra accordi di tipo economico (come, ad esempio, quelli derivanti dall'Organizzazione mondiale del commercio, WTO) e quelli di tipo ambientale. Il benessere comune deve essere un elemento prioritario al quale assecondare gli altri.

Le nuove tecnologie come le nanotecnologie, la biologia sintetica e la geoingegneria promettono benefici significativi per l'umanità ma presentano anche pesanti rischi per avviare concreti percorsi di sostenibilità del nostro progresso. Su questi ambiti sono importanti nuovi framework istituzionali per garantire la massima trasparenza ed informazione sugli avanzamenti e le eventuali applicazioni di tali tecnologie.

E' necessario trasformare il Programma Ambiente delle Nazioni Unite (Unep) in una vera agenzia dell'Onu dedicata all'ambiente e alla sostenibilità, ai livelli di una Organizzazione Mondiale della Sanità e dell'Organizzazione Mondiale del Lavoro. Inoltre l'attuale Commissione Onu sullo Sviluppo Sostenibile nata dopo la Conferenza di Rio del 1992 e che ha dimostrato, purtroppo, una limitata rilevanza in tutti questi anni, deve essere elevata di rango e di importanza politica nel sistema Onu. Il vero Consiglio di Sicurezza dell'Onu dell'immediato futuro inevitabilmente dovrà essere un Consiglio sulla sicurezza della sostenibilità planetaria per garantire un futuro vivibile alle nostre società.

Va inoltre rafforzata la capacità della governance delle singole nazioni sui temi della sostenibilità che inevitabilmente sono e saranno sempre più centrali per le politiche sociali ed economiche e la capacità di rendere sempre più operativi e concreti i meccanismi e i network di iniziative pubblico-privato.

Sono necessari strumenti sempre più chiari per disporre di dati trasparenti e comparabili sulle performance di sostenibilità dei governi e del settore privato ed è necessario ottenere forti diritti per i rappresentanti della società civile nelle istituzioni intergovernamentali.

E' fondamentale indirizzare in maniera chiara le tematiche dell'equità tra le varie nazioni ed entro le loro situazioni interne.

Infine, ricordano gli studiosi dell'Earth System Governance, è indispensabile preparare una governance globale all'adattamento necessario ai tanti cambiamenti globali che stiamo subendo, a cominciare da quello climatico.

Il nostro mondo non è più quello con il quale eravamo abituati a convivere anche nell'arco della nostra stessa esistenza. I cambiamenti in atto, dei quali abbiamo una grande responsabilità, richiedono una capacità di adattamento senza precedenti per le nostre società.

E' fondamentale disporre di una classe politica capace di fare questo. (Gianfranco Bologna)

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