Terremoto Emilia, stoccaggio gas e fracking: facciamo chiarezza

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Venerdì, 8 Giugno 2012

 

MILANO - Il gas naturale è la fonte energetica più usata dagli italiani, che lo sfruttano per soddisfare oltre metà del loro fabbisogno elettrico, per scaldarsi e per cucinare: se ne bruciano oltre 83 miliardi di metri cubi all'anno. L'Italia ne è abbastanza ricca, soprattutto sotto la pianura Padana e in Adriatico: se ne potrebbero estrarre almeno 15 miliardi di metri cubi all'anno (il doppio di quanto si produca oggi), riducendo così la dipendenza energetica del nostro Paese. Stiamo parlando, ovviamente, solo di gas convenzionale, che si estrae senza bisogno di spingerlo all'esterno con il fracking, tecnica recentissima per le shale gas, cioè il gas naturale che si estrae dagli scisti bituminosi.

FRACKING - Questa tecnica, che ha rivoluzionato il mercato del gas nordamericano, potrebbe essere utilizzata in Europa soltanto in poche aree, localizzate soprattutto nel Baltico e in Francia (in Italia sarebbe stata utilizzata dalla società Independent Resources nel corso di test di produttività nel bacino di Ribolla sul fiume Bruna, in Toscana, come riportato dal sito internet della stessa società, ndr)

IL GAS IN ITALIA - In Italia, la prima estrazione di gas naturale risale al 1938, a Podenzano, vicino a Piacenza. Tra il 1946 e il 1950 la produzione italiana passò da 20 a 305 milioni di metri cubi all'anno e la rete di distribuzione fu estesa da 354 a 1.266 chilometri. Da allora a oggi, le scoperte di nuovi giacimenti si sono moltiplicate, mentre le riserve già sfruttate sono state via via trasformate dall'Eni in stoccaggi, essenziali per garantire la sicurezza degli approvvigionamenti, in caso di interruzioni del flusso dall'estero, ma anche per comprare gas a buon mercato d'estate e rivenderlo a prezzi più alti durante l'inverno, quando la domanda cresce.

STOCCAGGIO - Il centro nevralgico del sistema gas italiano, dove convergono la rete dei gasdotti e il sistema degli stoccaggi, si trova a Minerbio, a una trentina di chilometri da Finale Emilia, dove appena a nord è stato localizzato l'epicentro del terremoto del 20 maggio. Sotto a Minerbio c'è il più grande sito italiano di stoccaggio di gas. Altri sono nelle vicinanze, per esempio a Sabbioncello San Vittore, 18 chilometri a est di Ferrara. Più a sud l'Eni ne ha un altro in via di realizzazione: ad Alfonsine, tra Ferrara e Ravenna, in un un giacimento esaurito di gas naturale. Sempre nell'area dell'epicentro c'è anche un altro sito preso in considerazione in anni recenti per farne uno stoccaggio: Rivara, nel territorio di San Felice del Panaro. Il progetto è della società Erg Rivara Storage (Ers) e che, secondo le valutazioni dei geologi, dovrebbe essere ancora più adatto e sicuro ai fini dello stoccaggio del gas.

PARERE NEGATIVO - Il 24 aprile 2012 la Regione Emilia Romagna aveva espresso formalmente parere negativo sul decreto emesso dal ministero dello Sviluppo economico e dal ministero dell'Ambiente, che autorizzava Ers ad avviare gli accertamente tecnici preliminari alla realizzazione dello stoccaggio. Nonostante il parere negativo della Regione, Ers si era dichiarata intenzionata ad avviare ugualmente la fase di accertamento, su cui aveva già ricevuto una positiva Valutazione d'impatto ambientale (Via) dal ministero. Ma non ha fatto in tempo a dare il primo colpo di piccone, che è arrivato il terremoto. Sisma che ha scatenato anche le accuse più fantasiose, fra cui quella di aver causato il terremoto scavando di nascosto e di aver utilizzato il fracking. Il primo a tirarsi indietro è stato il ministero dell'Ambiente, che il 31 maggio ha chiesto un supplemento d'indagine. Il ministero dello Sviluppo economico lo ha seguito a ruota e ha avviato la procedura di rigetto dell’istanza di stoccaggio di gas naturale presentata dalla Ers. (Elena Comelli - corriere.it)

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