Fesso chi corre

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Venerdì, 9 Marzo 2012

 

Fesso chi corre

[ Paolo Merlini: "L'ARTE DEL VIAGGIARE LENTO" (a spasso per l'Italia senz'auto) ]
01. 2012 edicicloeditore € 14,50 (tutti i proventi alla Lega del filo d'oro)

Troppo educato, Paolo, per dire fesso a qualcuno, ma certe volte quando ti guarda è come se elegantemente lo dicesse. Specie se, parlando con lui per caso di spostamenti (non chiamiamoli sempre viaggi) per lavoro o per turismo, ti lagni della "lentezza", dei ritardi, della confusionarietà, dei disagi, degli imprevisti, dei costi... lui se ne esce con "che bello!". Ma senti - dice - anziché aspettare tutte quelle ore come uno scemo alla stazione centrale di Santa Maria Novella senza far niente, potevi - chessò - prendere l'autobus alla Sita lì a fianco (in quell'autostazione un po' vintage), il 322 delle Autolinee Mugello Valdisieve che tutti i feriali parte alle 14.05 e passando per Pontassieve (la SS67 Tosco Romagnola che costeggia l'Arno), Rufina e San Godenzo (a 8 chilometri c'è il passo, 907 metri s.l.m.) alle 16 arriva a Muraglione [si chiama così fin dal 1836: avevano davvero tirato su un muraglione in mezzo alla strada, per riparare i viandanti dal vento]. Chilometri 54, biglietto € 3,70. Allo storico bar-dei-motociclisti gestito da Giovanni, un sessantino - nel senso di Camilleri - assistevi al "rito" quotidiano del cambio dell'autobus, ti rifocillavi con un panino e caffè e compravi il biglietto per Forlì: 4 euro. Il minibus ATR della linea 127 da Rocca San Casciano arriverà dopo pochi minuti, a Rocca ci sarai alle 17,10. Tranquillo: t'aspetterà la coincidenza che, passando per Castrocaro, arriva alle 18 in punto al "Forlì Punto Bus", piazzale stazione. Passo del Muraglione-Forlì: 53 chilometri non di corsa. Alè. Avrai scoperto uno spaccato genuino di vita appenninica: panorami, profumi, Parco Nazionale Foreste Casentinesi, cascata dell'Acquacheta e tanti altri posti impensati che solo andandoci in questa maniera puoi goderti. [pag. 82-83]

Non c'è aereo o "alta velocità" che tenga, l'autostrada è improponibile. Vero che in questi posti remoti ma vicini potresti andarci in auto, ma è l'auto che non vuole. Si stanca, si sporca, non può correre, non la guardano... Pure con la bicicletta è splendido, con un po' d'allenamento.

Così Paolo Merlini, che una volta guidava per più di 60.000 chilometri l'anno, la macchina l'ha messa da parte. Il furgoncino ancora no ma lo usa sempre meno, dopo aver scoperto che l'Italia è come avvolta da due immense "ragnatele", una di ferro e una di gomma: ferrovie in quantità industriale e decine di buone se non ottime compagnie di autobus (di centenaria esperienza) che possono portarti dappertutto, confortevolmente e spendendo poco. Non alla velocità della luce (anche i ragni vanno piano...) ed è questo è il bello: le cose non ti sfuggono, puoi gustarle come quando e quanto ti pare, senza l'assillo dell'orario. Per riprendere il viaggio c'è sempre un mezzo di trasporto a tua disposizione. Ma non un taxi che ti costa un botto e viaggi da solo: un bus, una corriera gran turismo o di montagna, un trenino rosso, un "minuetto", un "tram de Opicina", un autopostale svizzero, con dentro gente variopinta e ottimista, che se vuoi puoi conoscere o solo ascoltare, osservare. Impari sempre. Oppure cali il berretto sugli occhi - come un segnale in esperanto - nessuno ti disturberà. Inventando itinerari in libertà dove vuoi tu, non dove vogliono gli altri. Senza preoccuparti del bagaglio, dei rifornimenti di carburante, della stradale in agguato, delle precedenze, dei parcheggi, dei sorpassi. Il navigatore non ti serve, portati piuttosto delle buone cartine dove seguire con l'indice la strada che fai mentre guardi in ogni direzione dalle grandi finestre. Puoi scrivere, leggere, studiare, ascoltare musica, pensare, sgranchirti le gambe, guardare all'indietro, parlare al conducente (è lui che attacca bottone) e naturalmente dormire. C'è chi coscienziosamente "lavora per te" e quasi ti porta in braccio per l'Italia, altro che quel feroce desiderio di scrollarsi la strada di dosso dopo nervose guidate casello-casello.

E i treni? Paolo li racconta e a me vengono in mente i trenini Rivarossi (chi giocando non ha sognato di viaggiarci) e i ponti di ferro costruiti col Meccano n.5. Invece ci toccavano treni brutti e scomodi, per niente fascinosi. Oggi pare non sia così, sulle linee secondarie trovi carrozze meravigliosamente restaurate, storiche motrici diesel rimesse a lucido che tagliano valli o s'arrampicano sicure sulle montagne, puntualità d'altri tempi, stazioni architettonicamente corrette, quelle piccole. Ma non finisce qui: in tutto questo viaggiare "per vie traverse" puoi portarti la bici (piegata nella sacca nera), che è davvero il prolungamento dell'anima. Ecco: un robusto zaino, un berretto, buone scarpe da trekking, eventualmente una bici; e la faccia d'italiano in gita. L'arte del viaggiare lento è tutta qui. Dimentica la patente, lascia riposare il telepass, niente file al check-in, niente jet lag, niente frecce veloci. Davvero "fesso chi corre". Io, "fesso chi legge" non l'ho mai capita... (Pier Giorgio Camanioni)

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